ITINERARIO AI PIEDI DEL COLLE

Tale itinerario si snoda nella periferia sud-ovest del paese, è completamente in pianura ed è percorribile in auto o con mezzi alternativi: motocicletta, bicicletta oppure a piedi. E’ un percorso di interesse artistico, religioso, architettonico, culturale e paesaggistico.

Il punto di partenza si colloca presso la chiesetta di Madonna dei Prati (1), raggiungibile deviando a destra dalla strada Bocca d’Ascesa dopo i condomini di Piazza del Mercato.

Visitata la chiesetta si prosegue verso località Pedocchio e dopo trecento metri si incontra il cartello giallo che indica la località Casavalle, girando a sinistra, dopo trecento metri, si individua l’ampio complesso della Villa Valle, ora Martin (2). Si percorre ora a ritroso il cammino già fatto per tornare sulla strada Bocca d’Ascesa e ci si dirige verso la frazione di Vò, dopo un km circa si entra nel centro della frazione e si individua sulla destra l’antico molino Bonamin (3) e sulla sinistra i resti dell’antica “giazzara” (4); proseguendo, dopo duecento metri, sempre sulla sinistra, si individua il portone di ingresso della Villa Rossi (5) . L’itinerario prosegue sulla medesima strada verso il centro, la strada si fa molto stretta e un traffico elevato impedisce l’osservazione attenta di un così caratteristico angolo di paese; arrivati al crocevia, si lascia la strada Bocca d’Ascesa e si devia sulla sinistra verso la chiesa di Santo Stefano (6), di fronte sorge l’antica Villa Maffei (7), proseguendo per via Carbonara dopo trecento metri, sulla destra, si individua l’ingresso della Villa Rossi (8).

L’itinerario può proseguire per via Carbonara fino a raggiungere il centro storico del paese presso il Municipio.

 

(1) CHIESA MADONNA DEI PRATI

La chiesa di Madonna dei Prati, complesso costituito da chiesa, campanile, chiostro e canonica ha sicuramente una storia molto antica, infatti stando a certi indizi fondati su ritrovamenti archeologici, potrebbe aver sostituito qualche tempietto dedicato a qualche divinità delle acque o della caccia. Questa chiesetta nel 1606 venne incorporata in un edificio più grande e affidata alla conduzione dei Carmelitani che vi rimasero fino al 1658.

Costoro contribuirono alla diffusione del culto della Madonna del Carmine ma non soppressero la venerazione della Madonna Annunciata e della immagine della Vergine con il Bambino che accarezza un cardellino che aveva qui una lunga e precedente tradizione.

La chiesa in seguito fu retta da sacerdoti secolari e mantenuta dalle offerte dei fedeli e dalla famiglia Revese.

Dal 1950 è divenuta parrocchia col titolo di Madonna dei Prati.

Esternamente la chiesa si presenta come una costruzione semplice, ma di belle proporzioni. Meritano di essere osservati il portale d’ingresso e la porta laterale con caratteristiche che si possono ricondurre alla cultura del Cinquecento. L’interno è armonioso: degno d’interesse il soffitto ligneo dipinto a lacunari; l’imponente altare maggiore sottolineato da sculture opera certa di GianMaria Comun da Grancona.

Ai lati delle pareti del presbiterio si trovano due dipinti di Francesco Maffei. Sull’altare a destra in un’edicola è racchiuso il famoso stucco dipinto con l’immagine della Vergine col Bambino e cardellino, attribuito alla scuola toscana del XV secolo.

(2) VILLA VALLE (CASAVALLE)

Villa Valle a tutti nota col nome di villa Casavalle, ora Martin. L’entrata della villa è formata da un grandioso portale con curiose cariatidi che sostengono vasi di fiori in ferro battuto. Superato il portale si trova un ampio giardino sottolineato nel perimetro dalla facciata della villa e dal maestoso porticato tuscanico.

Si presenta con le caratteristiche di un edificio della fine del Seicento o del primissimo Settecento. Nell’interno si trova un imponente salone centrale decorato con stucchi tardo-neoclassici e otto cornici con altrettante tele del Seicento e del primo Ottocento, meritano di essere osservati anche i due ambienti laterali a questo e i due caminetti neoclassici.

Accanto alla villa si trova la chiesetta dedicata all’ASSUNTA per una tela posta sull’altare di generica impronta Bassanesca. La cappella ha una bella porta bugnata a profilo curvilineo e un frontone triangolare impostato su una ricca trabeazione.

A sinistra della villa c’è la colombara di bella impostazione quadrata, si succedono poi le belle colonne tuscaniche nella barchessa, degna di osservazione anche la porticina a bugne rustiche con testa umana nel sottoportico.

(3) ANTICO MOLINO BONAMIN

All’inizio del paese sorge un mulino, che ha funzionato fino agli anni ’50 grazie a semplici ma ingegnosi artifizi: si deviavano le acque del Fiumicello per costringerle a passare sopra la ruota in modo che si azionasse il macchinario per la macina. Di tale mulino si trovano tracce in documenti antichi come le “manifestazioni dei beni vescovili in Brendola” del 1262 e del 1401.

(4) LA GIAZZARA

Dalla parte opposta rispetto al mulino si trovano i resti dell’antica giazzara, antenata del moderno frigorifero. Durante l’inverno l’acqua del fiume ghiacciava, così si tagliava il ghiaccio per collocarlo nella ghiacciaia pubblica, cioè un grande contenitore seminterrato, costruito in mattoni rossi, con cupola esterna coperta da uno strato di terreno, nel quale erano messe a dimora delle piante che facevano ombra e quindi tenevano fresco l’ambiente sottostante nel periodo più caldo; l’utilizzo di tale struttura era regolato da ordinamenti comunali. Il ghiaccio serviva particolarmente nei mesi estivi per tenere bassa la febbre provocata dalle numerose infezioni virali e da epidemie quali il colera.

(5) VILLA ROSSI AL VO’

Villa Giustiniani, Monza ora Rossi

Un muro di recinzione separa dalla strada il vasto cortile, delimitato a nord dalla villa e sulla sua sinistra dal portico. Una tabella posta sopra la finestra centrale del piano nobile indica l’anno della costruzione, 1684, e quello del restauro, 1892, ma è più conveniente parlare di ampia manomissione che ha comportato la sopraelevazione dell’edificio, la scomparsa delle statue e dei comignoli a piramide che costituivano il coronamento del prospetto; l’alterazione totale del portico, la sostituzione del poggiolo al piano nobile con l’attuale ottocentesco.

Degno di interesse il portale che dalla strada comunica con il porticato che è a bugne gonfie e rugose, lunghe e corte, coronate al sommo da due anfore e dallo stemma dei Giustiniani.

(6) CHIESA DI SANTO STEFANO

Molti sono i riferimenti storici ed ecclesiastici ad una chiesa presso la località di Vò, dedicata a Santo Stefano, ma non ci sono documenti certi che ne comprovino la fondazione. Un disegno riportato nel libro “Brendola – Ricordi storici” di B. Morsolin nel 1879 ci presenta la cappella inserita nel cortile della villa Maffei. Proprio in quell’anno i signori Maffei fecero proposte al Comune di Brendola di ribassare il piano della Strada dei Martiri e di demolire la chiesa esistente lungo la strada stessa per costruirne un’altra in prossimità di quella demolita. La nuova chiesa fu costruita a spese dei signori Maffei, fu aperta e consacrata al culto il 26 dicembre 1881, giorno di Santo Stefano, titolare della stessa. La chiesa però era piccola e nonostante le insistenti richieste, gli abitanti del borgo non ottennero la concessione di un sacerdote fisso per la messa festiva, opposizione che era caldeggiata anche dall’arciprete don Francesco Cecchin, che aveva in progetto ben altre soluzioni al problema.

Tuttavia dopo qualche tempo, il 6 ottobre 1923, ci fu la benedizione e la posa della prima pietra dell’attuale chiesa di Santo Stefano.

E’ del 18 ottobre 1925 il decreto che sanciva la costituzione della nuova parrocchia. Nel 1927 fu costruito l’oratorio attiguo alla chiesa. Nel 1930 venne costruito il campanile e nel 1931 venne inaugurato con tutto il complesso campanario. Nel 1939 vennero fatti lavori di ampliamento e innalzamento. Ora la chiesa ha una pianta a croce latina e a tre navate. Oltre all’altare maggiore c’è l’altare di Sant’Antonio, della Beata Vergine Assunta e, dal 1953, di Santa Bertilla. Si possono poi osservare il rosone del professore Modolo e il sottostante dipinto raffigurante la copia della pala del Maganza dedicata a Santo Stefano; le finestre istoriate con le immagini degli apostoli e delle virtù teologali.

(7) VILLA MAFFEI

Un tempo proprietà della famiglia Zigiotti, per eredità passata ai Maffei ora proprietà Matteazzi. Documenti storici la presentano come una massiccia, tarchiata costruzione edificata agli inizi dell’Ottocento, ma certi particolari ci potrebbero far pensare ad una costruzione preesistente addirittura seicentesca, alla quale sia stato apportato un radicale intervento che ne mutò la forma esterna ma non la struttura fondamentale. Le vicende della villa sono legate ad una chiesetta dedicata a Santo Stefano inserita nel cortile della villa e poi demolita. Molto bello è pure il parco annesso alla villa e meritano di essere osservati anche i pilastri dei cancelli di ingresso al cortile e al parco dalla strada “Bocca d’Ascesa”.

(8) VILLA ROSSI IN VIA CARBONARA

Sulla via Carbonara, discosta dalla strada e a livello inferiore rispetto ad essa, si trova villa Facchini, ora Rossi. Edificio costruito ai primi del Settecento, presenta un prospetto rivolto a mezzogiorno, lungo e basso, sottolineato nella parte centrale da un avancorpo che si conclude con un frontone triangolare decorato a dentelli cubici, motivo proprio del Rococò vicentino. All’interno presenta un ampio salone centrale che si ripete anche al primo piano, interessanti le quattro porte d’ingresso alle stanze, decorate da una classica cornice in pietra dei Berici con frontoncino triangolare.

A sinistra della villa si trova ancora una parte delle barchesse con archi bugnati, a destra si trova ciò che rimane dell’antica colombara.