ITINERARIO STORICO RELIGIOSO
Questo itinerario si può percorrere sia a piedi che in macchina, non è eccessivamente impegnativo anche se prevede qualche lieve salita.
E’ un itinerario di interesse panoramico-paesaggistico, storico-culturale e storico-religioso.
Il percorso che conduce dalla casa di Santa Bertilla, alla base della collina, per le vie Goia, Scarantello, Valle e Secole (ora via Zanella) alla Chiesa arcipretale di San Michele è stato denominato “la via dei carri”, mai denominazione è risultata più appropriata, infatti da questo percorso passavano i carri dei contadini che dal colle scendevano alla pianura per esercitare il loro lavoro quotidiano, ma è da questo percorso che è maturata la vocazione di Santa Bertilla alla sua scelta religiosa e alla sua vita di santità.
E’ in questo andirivieni quotidiano dalla casa alla Chiesa e viceversa che Anna Francesca ha meditato la sua donazione senza riserve, suggerita anche dal precoce contatto con il dolore silenzioso e personale vissuto tra le mura di casa.
L’itinerario ha il suo punto di partenza presso la casa natale di Santa Bertilla Boscardin (1) e la casa di Riposo (2) ad essa intitolata, punti raggiungibili dopo aver deviato dalla strada provinciale “Bocca d’Ascesa” verso via Santa Bertilla, seguendo le segnalazioni stradali (cartelli gialli) indicanti la scritta “CASA NATALE DI SANTA BERTILLA”.
Da qui il percorso si snoda verso la collina seguendo via Goia attraverso un borgo fittamente edificato con piccole case addossate, tutte recentemente restaurate, si prosegue poi per via Scarantello, bella stradina che lambisce il colle e la campagna intensamente coltivata a vigneti, si raggiunge quindi il crocevia con via Valle e via Lamarmora dove sorge la villa Anguissola (3), si prosegue ora verso sinistra e la strada tende ad inerpicarsi verso il borgo Valle (4).
Il percorso prosegue attraverso via Zanella (già Secole) e la strada si fa molto panoramica e si incrocia con il punto di osservazione n°4 del sentiero natura, si prosegue ancora, sempre in direzione della Chiesa, e sempre in salita fino ad incontrare sulla destra un edificio ora Gregori-Girotto (5).
Nella deviazione per via Asiago che lambisce un ampio parcheggio annesso alla Chiesa Arcipretale sorge un piccolo capitello dedicato alla Vergine (6) ora l’itinerario può proseguire o per il persorso pedonale attraverso le scalette che conducono alla Piazza del Popolo o attraverso la carreggiata che conduce alla Chiesa Arcipretale (7) ove si conclude la “via dei carri”.
Questa strada è molto suggestiva ed è racchiusa tra l’alta mura che fa da sostegno al cortile della casa canonica e la successione delle case ancora attualmente abitate, un tempo sede di osterie e attività commerciali varie; dopo averle percorse si giunge allo slargo della piazza del popolo antistante la Chiesa arcipretale, punto di osservazione n° 14 del sentiero natura.
L’itinerario si dirige ora verso villa Veronese (8) posta a nord-est della Chiesa, superato l’arco, passaggio privato dalla villa ai possedimenti, si ritrova la croce bianca (9) e poi i resti della villa Girotto (10), quindi raggiunto il borgo del Lavo tenendo la sinistra si incrocia la via Rocca dei Vescovi che conduce al Castello.
Indice
(1) CASA NATALE DI SANTA BERTILLA
Sorge alle propaggini della collina, un tempo ai margini e quasi in disparte dal resto della contrada Goia cui appartiene; grazie al recente sviluppo abitativo che l’ha resa più ampia, vi risulta pienamente inserita.
Visitando la casa natale di Santa Bertilla si percepiscono le sue umili origini e si intuiscono le premesse della sua profonda santità fatte di obbedienza, sacrificio e sofferenza. Si vedono infatti al piano terra le piccole e anguste stanze con i pochi e miseri oggetti di uso quotidiano necessari in un ambiente tipicamente contadino.
Al piano superiore invece troviamo le testimonianze della sua vita religiosa, la veste logora, la sua valigetta, il rosario, pure esse simbolo di una estrema povertà e sottomissione, che sono comunque diventate mezzo per la sua massima esaltazione, quella all’onore degli altari.
La casa natale è meta di frequenti pellegrinaggi, è costantemente custodita dalla presenza della comunità delle suore Dorotee.
E’ punto di ritrovo per incontri di spiritualità e di preghiera.
Nella parte esterna, antistante la casa si trova un gruppo marmoreo raffigurante la Santa in mezzo ai bambini, sulla casa si trova una lapide posata nel 1952 in occasione della beatificazione di Suor Bertilla.
(2) CASA DI RIPOSO “SANTA BERTILLA BOSCARDIN”
La casa di Riposo intitolata alla Santa è stata iniziata nel 1982 per merito delle suore Maestre di santa Dorotea di Vicenza, che hanno voluto con questa opera onorare degnamente il nome della loro Santa ed esaltare il messaggio della vita di Bertilla, messaggio di dedizione e assistenza agli umili, ai semplici, agli indifesi come sono gli anziani.
E’ questo un vasto complesso in continua espansione e in continuo adeguamento alle esigenze di persone non più autonome. Oltre ad accogliere molti anziani, specialmente quelli di Brendola, ospita anche un notevole numero di suore anziane o bisognose di cure.
SANTA BERTILLA
Suor Bertilla, al secolo Anna Francesca Boscardin, nacque a Brendola il 6 ottobre 1888 da Angelo e Maria Benetti, in via Goia. Venne battezzata nella chiesa arcipretale di s. Michele il 16 ottobre dello stesso anno. Visse glia anni dell’infanzia tra le mura di casa di poveri contadini seguita e sostenuta dalle amorevoli cure della madre, dalla quale imparò ad accogliere con il sorriso le sofferenze, a resistere con dignità e compassione all’insolenza, a trovare conforto nella fede e nella preghiera.
A 17 anni lasciò il paese per entrare nella casa madre dell’Istituto Farina di Vicenza come probanda.
Il suo cammino verso la santità si concretizzò nell’obbedienza, nella carità esercitata con impegno sia in convento che negli ospedali in cui era stata chiamata a prestare il suo servizio. Colpita da malattia, nel silenzio soffrì e morì il 20 ottobre 1922.
Ben presto si diffuse la voce della sua santità e già nel 1925 si aprirono i processi informativi per la sua beatificazione proclamata l’8 giugno 1952 da papa Pio XII.
L’11 maggio 1961 Giovanni XXIII la proclamò santa.
(3) VILLA ANGUISSOLA
Ai margini della contrada Valle, dietro ad un muro di cinta , sorge un’antica villa che fu degli Anguissola, famiglia patrizia benestante che si è spenta nell’Ottocento.
Lo stemma nobiliare di questa famiglia si trova sul timpano della porta minore, nel muro di recinzione. Gli eredi Anguissola abbandonarono il complesso nel Settecento e lo vendettero ai Ziggiotti, passato poi per eredità ai Salviati-Pigatti, ora di proprietà Munari.
Osservando i lati Est-Ovest e Nord del complesso, si deduce che la fabbrica assunse la volumetria attuale nel primo Cinquecento, ma forse si potrebbe pensare anche ad una origine più antica, forse addirittura gotica.
La facciata anteriore che conserva ancora alcuni elementi del Cinquecento, come le finestre al pianterreno, ridotte però nella loro dimensione originale e le finestre ai lati di quella centrale al piano superiore, assunse l’aspetto attuale nel Settecento, quando si ornò la finestra centrale con una balaustra tipica di quel periodo.
E del Cinquecento pure la vera da pozzo dietro la villa.
Il muro di cinta si apre con una piccola porta a lesene bugnate e con un gran portale pure bugnato, databili nella seconda metà del Cinquecento e dovute alla mano di Ottavio Bruto Revese.
Tale complesso ,tutto circondato da mura, che comprende oltre alla villa, le cantine, il forno, la barchessa della fine dell’Ottocento e una serie di piccole costruzioni che ospitavano i braccianti è il modello tipico di una costruzione rurale veneta.
Recentemente questi edifici sono stati ristrutturati e adattati ad usi attuali, ma ne è stata conservata la struttura esterna.
(4) SALITA VALLE
Da via Scarantello ci si dirige verso via Valle e superato l’incrocio, dopo un centinaio di metri è possibile riconoscere sulla destra un arco, oggi ingresso della Corte Potente, dal soprannome di una famiglia che qui risiedeva, al centro della fila di case, domina la parte nobile con le porte principali del piano terra e del primo piano ad arco pieno. Qui si trovava un tempo l’ospedale di San Vincenzo in Valle della cui fondazione si ha un primo ricordo in un atto del 18 Aprile 1408. L’ospizio oltre che ricovero degli infermi e aiuto alle partorienti serviva anche per alloggiare i pellegrini
Proseguendo sulla sinistra si trova una serie di corti allineate con abitazioni parzialmente restaurate: sono le antiche case abitate dai Valdagno, famiglie provenienti dalla Valle dell’Agno e insediatesi in queste località per praticare attività agricole e commerciali. Queste abitazioni sorte sul bordo del torrente Spesse, subirono in passato frequenti danneggiamenti dalle piene del torrente e le case dovettero spesso essere ricostruite; oggi sono stati fatti, a monte, dei lavori di regolazione delle acque e il fenomeno capita solo di rado.
(5) EDIFICIO GREGORO-GIROTTO
A delimitare l’accesso alla chiesa arcipretale per la strada ciottolata, c’è un edificio di cui non è dato reperire documenti chiari, ma che risulta di un certo interesse architettonico per il portale d’ingresso e per una piccola
balaustra sulla parete perimetrale che sottolinea una finestra sempre finemente adornata di fiori. Racconti popolari riferiscono che in questo luogo si sia verificata una frana che ha portato a valle molto materiale addossatosi alla costruzione stessa.
(6) CAPITELLO DI VIA ASIAGO
Ai bordi della piazza del parcheggio e nell’angolo terminale della mura di cinta di Villa Pagello si intravede una nicchia di pietra con volto archiacuto e catino absidale a conchiglia, protetta da un piccolo spiovente di coppi rossi.
Nell’incavo è posto un dipinto olio su tela del pittore A. Achilli di Roma del 1972 che raffigura la Madonna col Bambino sulle ginocchia. Qualche traccia di colore azzurro è ciò che resta del preesistente affresco.
Il capitello è databile con sicurezza al ’500, giacché fatto erigere dai Revese, una delle più facoltose famiglie brendolane dell’epoca e prima proprietaria di Villa Pagello; lo comprovano gli stemmi del casato Revese posti ai lati dell’arco e la conchiglia capovolta a pettine che richiama fortemente i motivi ornamentali del rinascimentale Oratorio dell’Annunciazione della Beata Vergine di casa Revese, sito nell’omonima contrada, ed attribuito ad Alvise Lamberti da Montagnana. La nobile famiglia Pagello, attuale proprietaria, appena finita l’ultima guerra mondiale, provvide a restaurare il capitello e a commissionare la sacra immagine al pittore Achilli per sostituire il precedente affresco della Madonna di Pompei, non più leggibile.
Un cancelletto di ferro con rete a maglie fitte protegge la nicchia.
Di recente il capitello è stato ripulito, l’immagine della Vergine è stata protetta da una lastra in vetro, grazie all’interessamento degli alunni della scuola elementare e alla collaborazione attiva della protezione civile.
(7) CHIESA ARCIPRETALE
L’attuale chiesa e l’annesso campanile sono il frutto di una radicale ricostruzione di edifici esistenti fin dal VI-VII secolo e adibiti a funzione religiosa.
E’ comunque ampiamente dimostrata la ricostruzione complessiva che l’ha portata alla struttura attuale e che si colloca nel 1852 con definitiva inaugurazione nel 1890.L’insieme della facciata è diviso in tre parti, rientranti le due laterali e sporgente quella centrale, è abbellita da due finestre laterali e dal portale sottolineato ai lati da colonnine spirali e sormontato da un bassorilievo rappresentante San Michele che fulmina il drago.
Sopra il portale spicca il rosone del professore Bepi Modolo installato nel 1986 in occasione del 25° anniversario della canonizzazione di Santa Bertilla.
La parte interna è suddivisa in tre navate da una doppia successione di colonne che si conclude nell’ampio presbiterio sopraelevato rispetto alla chiesa per mezzo di alcuni gradini.
Domina su tutto l’imponente altare maggiore in stile neo gotico con ricchezza di frastagli fogliami e cornici.
Sulle pareti si trovano altri quattro altari dedicati rispettivamente da sinistra a Sant’Antonio, alla Madonna, a San Rocco e a Santa Bertilla.
Dietro l’altar maggiore si trova la pala della Madonna con Bambino, San Michele Arcangelo e S. Andrea Apostolo del pittore Girolamo Dal Toso (1480? – 1548).
Il campanile nel 1965 è stato dotato dell’attuale orologio e nel 1966 si è provveduto alla installazione dell’impianto elettrico per le campane. Per ovviare ai danni del tempo in seguito le campane sono state rifuse per foggiarne sei di nuove benedette e inaugurate da Mons. Carlo Fanton nel 1967. Il campanile che rivelava una precaria situazione di stabilità è stato riparato e ristrutturato con interventi e lavori di recupero importanti nel 1998 e speriamo che ancora per molti anni sorvegli e scandisca tutte le nostre attività e sottolinei con solennità i momenti importanti della nostra vita.
(8) VILLA VERONESE
Villa Groppato, Ferrari, Veronese ora di proprietà della Curia Vescovile.
Considerata da sempre l’antica residenza dei vescovi di Vicenza, ha subito nel corso degli anni parecchi rimaneggiamenti. Venne acquistata dalla parrocchia di S. Michele intorno al 1915 per farne la sede dell’asilo d’infanzia, della scuola di lavoro oltre che casa della gioventù e delle dottrine. In seguito la scuola materna venne trasferita al Cero e la villa divenne proprietà Veronese; ora essa appartiene alla Curia Vescovile che ne sta curando un ampio restauro.
(9) CROCE BIANCA
Proprio dietro la Villa Veronese, sul crocevia tra la strada che conduce al Lavo (via Ferruccio Marzari) e quella che conduce ai Guarenti (via Ortigara) si trova la famosa croce bianca, riprodotta in alcune stampe del secolo scorso che presentavano un itinerario in un paesaggio rilassante e distensivo, una rozza croce che si eleva su una base grossolanamente squadrata che porta incise delle cifre ormai non più leggibili a causa del logorio del tempo,
La tradizione popolare vuole che la croce sia stata posta in questo luogo a memoria della uccisione di un vescovo.
(10) VILLA GIROTTO VALLE LAVO ORA CARRADORE
La villa era posta su un pianoro rivolto a mezzogiorno in una bellissima posizione panoramica .L’origine dell’edificio era gotica , ma i rifacimenti che ne avevano dato la struttura definitiva , si possono collocare nel Settecento. Una iscrizione murata sopra l’entrata riporta la data del 1757 e le iniziali G.V. del nome Galeazzo Valle.
Ci furono poi ripetute manomissioni, infatti in un’altra iscrizione murata si legge M. V. G. B. G. 1869; iniziali per Marina Valle Girotto, Bernardino Girotto.
Ulteriori interventi si ebbero nel 1930.
Ora di tutto ciò non resta che un cumulo di ruderi, resti di uno spaventoso incendio avvenuto negli anni ’80. Gli attuali proprietari hanno restaurato le stalle, le cantine e l’abitazione del custode.