NOTIZIE ARCHEOLOGICHE
Brendola, nome che probabilmente deriva dalle caratteristiche del luogo ricco di risorgive d’acqua o “brendole”, fu abitata dai Paleoveneti o Veneti antichi già a partire dal Neolitico Recente. I fattori che hanno favorito il popolamento di questa zona sono molteplici.
Innanzi tutto la presenza del sistema collinare berico che, circa all’altezza di Brendola, corre parallelo ai Monti Lessini. Due sistemi montuosi ravvicinati fanno sì che la zona sia facilmente difendibile in caso di pericolo. Non a caso, in epoca medioevale, furono costruiti i due castelli contrapposti: prima quello di Brendola sul margine berico e poi quello di Montecchio sul margine lessineo.
Tra i due gruppi montuosi si estende una pianura alluvionale bagnata da due corsi d’acqua: il Chiampo (che all’altezza di Montebello devia verso Ovest) e l’Agno-Guà. Questa pianura rappresenta non solo il percorso più diretto per collegare Verona a Vicenza, ma anche la via di sbocco della valle dell’Agno, zona mineraria e, in epoca pre-protostorica, direttrice di comunicazione verso il trentino. Oltre a ciò anche la strada che congiungeva Vicenza con Lonigo e forse Este passava per Brendola.
Il territorio di Brendola, quindi, era situato in una posizione strategica all’incrocio d’importanti
vie di passaggio obbligato. Questo fatto favoriva commerci e scambi non solo con il centro cittadino, ma anche con zone più lontane.
Su scala “micro-locale”, inoltre, il territorio di Brendola comprendeva diverse eco-zone:
– la fascia collinare più elevata adatta alla pastorizia;
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quella più bassa coincidente con l’unghia collinare e comprendente la linea di sorgenti in quota (fra i 100-200 m), area utilizzata per coltivazioni di tipo “ortivo”;
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la pianura fra Brendola e Meledo che alternava formazioni lacustre e paludose (come attestano fonti storiche e toponomastiche: il nome Palù è un tipico toponimo da zona umida) a zone boschive o con vegetazione erbacea. La stagnazione delle acque, che sgorgavano dalle numerose sorgenti più a monte, era dovuta al dislivello tra i terreni posti nella piana valliva e la pianura esterna più alta a causa dei depositi alluvionali del Chiampo e dell’Agno-Guà. Questo habitat, ottimale per cinghiali e cervi, permetteva sia la caccia sia la pesca aumentando quindi le risorse disponibili.
La prima segnalazione di ritrovamenti d’età romana nel territorio di Brendola risale al 1682. Il Cerchiari annota che in una proprietà della famiglia Storato fu rinvenuta una tomba intatta (senza specificare se si trattava di un corpo inumato o d’incinerazione) con “corredo fittile”, cioè composto di vasi d’argilla. Sul frammento della lapide funeraria era possibile leggere il nome di P. Sulpicius Clem (ens) il quale sembra producesse laterizi visto che sono state rinvenute alcune tegole con impresso il suo marchio.
Le prime segnalazioni di rinvenimenti preistorici, invece, risalgono al Lioy che nel 1876 illustra brevemente alcuni reperti in pietra lavorata provenienti dai Monti di Brendola (punte di freccia di selce, gusci di ostrica fossile lavorati…)
Bisogna, però, arrivare al 1946 per avere il primo recupero fortuito di uno strato archeologico ricco di, pezzi minuti di terracotta, tra cui furono rinvenute alcune armi litiche e frammenti di ossa umane, durante i lavori di sterro per l’apertura di una cava di pietra posta tra il castello e la villa Girotto.
Da allora i ritrovamenti si sono succeduti con frequenza sempre maggiore e in luoghi diversi.
Nel 1970 durante un’aratura è stato rinvenuto casualmente molto materiale archeologico in località Soastene-fosso Gotoro. Questi frammenti attestano la frequentazione del sito in periodi diversi: uno relativo alla tarda età del ferro (IV/III secolo a.C.) e un altro riferibile all’età romana, il che conferma la continuità d’interesse per il luogo situato vicino a linee di transito obbligato. Di età romana sono stati rinvenuti molti frammenti di coppi, embrici (piastre di terracotta di forma trapezoidale che venivano posti sotto le tegole), dei quali alcuni bollati, mattoncini da pavimentazione e inoltre frammenti di olle (terrecotte in cui si conservavano le ceneri dei defunti), alcuni pesi da telaio in ceramica, parte di una macina a mano, un coltellino in ferro, una zappa e una roncola pure in ferro e alcune monete. L’insediamento, dalla tipologia dei manufatti, sembra di tipo rurale.
Tre altri siti, con gli stessi periodi di frequentazione, sono stati scoperti uno presso il fiume Brentella, dove ora sorge la ditta Triveneta cavi, un altro in località Ca’ Nova e l’ultimo presso la roggia Risarola in località Casoni. In quest’ultimo posto è stato individuato addirittura un tratto di canalizzazione realizzato in mattoni sesquipedali (della lunghezza di un piede e mezzo).
Ma il ritrovamento più fortunato è senz’altro avvenuto nel 1995 in località Soastene. Si tratta del rinvenimento di una strada risalente al Neolitico, seconda metà del V millennio. E’ la strada più antica finora scoperta. Vediamo brevemente la storia di questa via, ai piedi della collina.
Su un terreno di detriti, accumulatisi forse a causa del disboscamento e delle prime attività agricole, viene preparata una “massicciata drenante” con andamento NESW e costruito a monte un fosso ricoperto di ciottoli disposti in modo da formare una superficie inclinata e regolare per contrastare l’erosione idrica.
Dopo un certo periodo di attività l’area viene ricoperta da detriti e forse abbandonata. Successivamente si procede ad una completa ristrutturazione della massicciata (strada II), approntando ulteriori interventi, per attenuare l’impatto erosivo dell’acqua piovana, che documentano il grado di abilità e avvedutezza tecnica ormai raggiunta.
Dopo un’altra fase di semi-abbandono rilevabile dai detriti che coprono il fondo stradale e i fossi laterali si assiste ad un nuovo rifacimento (strada III).
Le successive ristrutturazioni (strada IV e V) avvengono nell’ambito del Bronzo Antico, mentre l’ultimo rifacimento è relativo al Bronzo Medio. In questo periodo viene costruita una “casetta” di forma sub-rettangolare, con orientamento Est-Ovest, fornita di due ingressi e muretti in ciottoli. L’ambiente interno è incassato e parzialmente acciottolato. Ai lati dell’ingresso principale, situato a Sud, sono state individuate due postazioni per pali, costituite da circoli di ciottoli, e altre quattro agli angoli dell’edificio.
Sembra che già a partire dal Neolitico esistesse un esteso reticolo di strade (“tratturi” e percorsi di dorsale) situate più in alto della zona paludosa, legate ai percorsi della transumanza e del commercio della selce locale. I posti strategici nel controllo di questi transiti erano naturalmente occupati.
Quindi il territorio di Brendola fu abitato, anche se con cicli discontinui, già a partire dal Neolitico sia nell’area collinare (Monte del Castello), sia in piano (Soastene, Ca’ Rossa).
La costruzione nel 148 a.C. della via Postumia, che unisce Genova ad Aquileia, porta come conseguenza un aumento dei siti dislocati nelle zone più alte della pianura (Triveneta, Ca’ Nova…).
Tra il 49 e il 42 a.C. Vicenza diviene Municipium e ai suoi abitanti viene concessa la cittadinanza romana. La zona di Brendola viene centuriata, ossia divisa in modo geometrico e data in premio ai soldati veterani. Questo fatto fa sì che venga abitata anche la parte bassa della pianura, grazie ad interventi di bonifica.
La località più documentata è quella della Pila, che sembra risalire al IV secolo d.C. Si tratta della pianta di un’abitazione di tipo rurale. Furono rinvenuti, infatti, frammenti di anfore, di olle, un catino con due fori sul fondo probabilmente usato per la preparazione dei formaggi, un frammento di macina a mano di tipo rotante in pietra e tre monete di bronzo.
Numerosi sono i ritrovamenti emersi in ordine sparso nella pianura; molti sembrano disporsi lungo l’attuale strada statale n. 500 per Lonigo, il che confermerebbe l’origine romana di questa via. Non è chiaro se tutti questi siti siano interpretabili come abitazioni o come zona di necropoli, dato che anticamente usavano disporre le sepolture ai margini delle strade e che effettivamente è stato trovato un frammento funerario in località Pedocchio. Si tratta di un basamento quadrangolare completato su tre lati da una cornice che sporge in fuori e sormontato da quattro statue (al centro un’aquila e un segnacolo conico e ai lati due leoni), datato al I secolo d.C.
Dai materiali recuperati si deduce che le presenze di epoca romana siano non solo numerose ma anche collocate in un arco cronologico molto ampio (fino alla tarda antichità).
MUSEO ARCHEOLOGICO COMUNALE
Una parte dell’enorme materiale archeologico proveniente dal territorio di Brendola è disponibile in MOSTRA presso la sala consiliare del Municipio. L’allestimento è stato curato dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova, con l’appoggio della Soprintendenza Archeologica del Veneto. Considerando la datazione dei reperti, alcuni dei quali risalgono all’epoca protostorica, il museo è una testimonianza di quanto ricca di storia sia questa parte del territorio vicentino. Il museo è visitabile su appuntamento.
Con la fine dell’impero romano le zone pianeggianti vengono abbandonate, forse per una rottura degli equilibri idrici, e gli insediamenti rimangono solo nelle zone più elevate. Ritorna così il paesaggio tipico del periodo protostorico.
Col 401 d.C. cominciano le invasioni barbariche: prima i Visigoti, poi i Vandali, quindi gli Unni e gli Ostrogoti, infine i Longobardi (568) la cui dominazione durò fino al 774 e di cui rimangono alcuni nomi di località. Per esempio Corte piccola, la vecchia chiesa di San Vito e Corte grande ora Corte Targon. Durante il periodo longobardo la Corte era il luogo in cui si esercitava il potere militare, giudiziario e amministrativo. In quella grande risiedeva il gastaldo, alto funzionario nominato dal re, con la funzione di amministrare il potere.
Solo con l’inizio del Medioevo riprendono gli interventi di bonifica che permettono di utilizzare in modo completo le aree pianeggianti. A Nord della dorsale Monte dei Martiri, infatti, è stata individuata un’ampia struttura a fossati d’epoca Medioevale, probabilmente per drenare il terreno evitando il ristagno idrico.
ELENCO DI ALCUNI SITI ARCHEOLOGICI (v. carta allegata)DOCUMENTATI IL CUI MATERIALE E’ VISIBILE PRESSO IL MUSEO COMUNALE
Sito n° 1
SOASTENE, fosso Gotoro. Rinvenimento casuale da aratura. Materiale litico di età non identificata, materiale del periodo del Ferro e Romano. Il sito è interpretato come insediamento abitativo per entrambe le epoche riconosciute. Per l’età del Ferro: vassoio con cuppelle, frammento di olla, coppa con grattugia. Per l’età Romana molto materiale da costruzione, (laterizi con bollo), frammenti di pavimentazione in cocciopesto, tessere musive, pesi da telaio, fr. ceramica comune, vetro, oggetti in metallo, monete (tra cui un sesterzio di Massimino il Trace 235-238 d.C.). Per l’epoca romana è da ipotizzare la presenza di una villa rustica.
Sito n° 2
TRIVENETA. Rinvenimento casuale per costruzione della fabbrica. Insediamento dell’età del Ferro e materiale sporadico di età Romana. Un primo momento di attestazione riferibile al IV/III secolo a. C. con probabile continuità in epoca romana.
Sito n° 3
PEDOCCHIO. Rinvenimento casuale da aratura. Monumento funerario di età Romana in area sepolcrale. Monumento in pietra dei Berici costituito da un plinto rettangolare rifinito su tre lati da una cornice aggettante e sormontato da quattro figure a tutto tondo (due leoni ai lati, un’aquila e un segnacolo conico al centro), datato al I secolo d.C., materiale ceramico vario.
Sito n° 4
Contrà NOVESELLA. S.S.500 lato Ovest. Rinvenimento casuale da aratura. Materiale sporadico di età Romana. Materiale da costruzione, ceramica databile fino al IV/V secolo d.C., scorie di fusione.
Sito n° 5
CA’ NOVA. Rinvenimento casuale da aratura. Materiale di Età del Ferro e Romana. Due ciottoloni in porfido: uno a tacche (IV/III secolo a.C.), l’altro con sigle alfanumeriche su di un lato e incisione vulviforme sull’altro; materiale da costruzione romano, ceramica databile fino al V secolo d.C.
Sito n° 6
CROSARA.S.S.500 lato Est. Raccolta di superficie. Materiale sporadico di età Romana, Basso Medioevale. Presenza di rari frammenti di laterizi e di materiale ceramico presso una croce attuale. Per tale ritrovamento è da ipotizzare un’attività di concimazione (manure).
Sito n° 7
CASA VALLE. Rinvenimento casuale da aratura. Materiale sporadico di età Romana. Materiale da costruzione (bollo M. Terentius), frammenti pietre squadrate, fr. semicolonna, fr. ceramica varia. E’ da ipotizzare la presenza di un sito di età Romana.
Sito n° 8
CASONI. Rinvenimento casuale da aratura. Materiale sporadico di età del Ferro e Romana, infrastruttura romana. Ciottolone in porfido di forma ellittica con tacche verticali e motivo ad X del IV/III secolo a. C.. Frammenti ceramica varia di età Romana dal I d.C. al III secolo d.C., moneta di Severo Alessandro (222-235 d.C.).
Sito n° 9
LA MADONNETTA. Rinvenimento da scavo. Probabile presenza di strutture dell’età Protostorica. Non visibile perché nascosto dall’attuale parcheggio.
Sito n° 10
MONTE DEI MARTIRI. Rinvenimento casuale da scasso. Necropoli Longobarda (?). Probabile necropoli nel vigneto di proprietà della famiglia Crestanello.
Sito n° 11
MONTE DEI MARTIRI. Raccolta di superficie. Materiale di età Basso Medioevale. Materiale da costruzione, pietra calcarea, ceramica invetriata, ceramica grezza. Probabile insediamento.
Sito n° 12
PONTICELLI. Rinvenimento casuale da aratura. Materiale sporadico di età del Bronzo e insediamento di età Romana. Il materiale è soprattutto presente nella zona SE del campo. La ceramica del Bronzo è stata rinvenuta in prossimità e in sezione del fosso S. Il materiale da costruzione (laterizi, coppi), ceramica romana varia, tessere musive bianche e nere, vetro, fanno ipotizzare un insediamento rustico.
Sito n° 13
CASTELLO. Saggio di scavo e rinvenimento casuale. Materiale dell’età del Bronzo e dell’età del Ferro.
Sito n° 14
CA’ TARGON. Rinvenimento casuale da aratura. Materiale di età Romana (?), Basso Medioevale (?), Alto Medioevale (?). Nei vigneti alle spalle di Ca’ Targon sono presenti fr. di materiale ceramico di queste epoche. Nel vigneto di fronte la casa, durante lavori di scasso, affiorarono resti di pavimento in cocciopesto.
Sito n° 15
S. VALENTINO. Rinvenimento casuale da scasso. Materiale paleoveneto. Stipe (complesso di oggetti votivi rinvenuti in un luogo sacro) paleoveneta.
Sito n° 16
PIANURA DI BRENDOLA. Rinvenimento casuale da scasso. Materiale neolitico (?). Durante il lavoro di estrazione della torba nella zona laghetto vennero rinvenuti due tronchi scavati, probabili piroghe.
Sito n° 17
LA PILA. Rinvenimento casuale da aratura e successivo scavo clandestino. Insediamento di età Romana. Presenza di materiale edilizio, ceramico, tessere musive bianche e nere. E’ ipotizzabile la presenza di una villa rustica di età Romana.
Sito n° 18
VIA ROSSINI. Intervento di rilievo archeologico d’emergenza, Luglio ’93. Infrastrutture di età Medioevale e Moderna.
Sito n° 19
VO’, Via delle Asse. Intervento di rilievo archeologico d’emergenza, Novembre ’95. Infrastrutture agrarie e stradali di età Medioevale/Moderna.
Sito n° 20
VO’, Via Sansovino. Intervento di rilievo archeologico d’emergenza, Aprile ’96. Infrastruttura stradale di età Romana.