RICERCA SUL DIALETTO BRENDOLANO
BIANCAROSA SQUAQUARA
Non si può conoscere a fondo la realtà del nostro territorio brendolano senza passare attraverso una attenta analisi dell’evoluzione della lingua, realizzatasi negli anni 1950-60. E’ in questo periodo infatti che, nella solidità della lingua locale, il dialetto, appreso dalla parlata dei genitori e consolidato nel colloquio quotidiano con i coetanei, si introduce l’uso diffuso dell’italiano, voluto da una meglio affermata unità nazionale, da un estendersi dell’obbligo scolastico, dal diffondersi di un mezzo di comunicazione di massa come la televisione.
Questi fattori hanno minato in modo sottile, ma efficace, un impianto linguistico assai consolidato e frutto di una cultura radicata nel tempo e nel territorio.
Via via si è andati apprezzando la signorilità dell’uso dell’italiano a scapito della rozzezza del dialetto e, parlare italiano, è divenuto sinonimo di acculturato, di rango superiore, di cittadino; mentre parlare dialetto era simbolo di classe inferiore, di origine contadina e di povertà culturale.
Ultimamente anche gli studi di linguisti e glottologi famosi hanno riscoperto il valore profondo che ci viene da una lingua locale rivelatrice di cultura e tradizione veramente singolari. E’ così che si sono riscoperte le minoranze linguistiche e se ne è vista l’efficacia per valorizzare la tradizione di quel luogo e ci si è battuti per dare ad essa una certa ufficialità (vedi l’introduzione nelle ore curriculari della scuola di base dello studio del ladino in Cadore).
Noi siamo consapevoli della estrema necessità di insegnare ai nostri giovani l’uso della lingua nazionale e magari anche di qualche lingua straniera, ma con questo non vogliamo rinunciare a quel vasto e profondo patrimonio che ci viene dal nostro caro dialetto veneto; è per questo che abbiamo promosso presso gli alunni della scuola media dell’anno scolastico 1999-2000 un lavoro di ricerca e di raccolta di espressioni dialettali, di proverbi, di filastrocche che ci appartengono e che è giusto siano conservate e trasmesse alle generazioni future, affinché tutto ciò che ci ha preparato e formato per secoli non abbia a sparire nel nulla per l’imperare della televisione e il dilagare delle lingue straniere.
Per questo lavoro ringraziamo il preside, che ci ha permesso di fare, attraverso la scuola, questa raccolta; gli insegnanti che si sono prodigati per sollecitare e guidare gli alunni; gli allievi che si sono dati da fare con solerzia nella ricerca; i genitori e i nonni, che volentieri hanno scovato nella loro memoria, rispolverando vecchi detti o filastrocche appresi da bambini, alla ricerca di quella parlata che li fa sentire in sintonia con l’ambiente in cui vivono, dato che risulta estremamente concreta, efficace ed essenziale; è così pertinente da far dire che non esiste vocabolo italiano capace di tradurre in modo appropriato questa o quella parola dialettale.
L’abbondante e variegato materiale raccolto è stato suddiviso secondo le seguenti tematiche:
- Proverbi riguardanti la vita contadina
- Proverbi riguardanti il modo di vivere
- Proverbi riguardanti le festività religiose
- Filastrocche rivolte ai bambini
- Indovinelli
PROVERBI RIGUARDANTI LA VITA CONTADINA
In questa sezione sono raccolti quei detti che si riferiscono al lavoro della terra; essi danno una serie di indicazioni per garantire un buon raccolto, per suggerire il modo migliore di coltivare, lavorare, raccogliere ma soprattutto suggeriscono il tempo più adatto per la semina e la raccolta.
In un’epoca in cui anche l’agricoltura si è industrializzata, tali detti potrebbero sembrare superflui, eppure essi nascondono una saggezza popolare che dimostra un grande rispetto per i ritmi della natura, segnale di un perfetto equilibrio tra uomo e terra.
Tempo e paja maùra i nespoli | Avere pazienza aiuta a risolvere molte cose | |
La rasòn dei poarèti la xe cargà de difeti | Le motivazioni addotte dai poveri sono molto contestabili | |
L’axedo el xe bon se drento la fiasca ghe xe ‘l paròn | L’aceto è saporito se nel fiasco che lo contiene c’è anche la matrice | |
De majo sul marcà ghe xe: vache che no ga late bo’ che no tira omeni che no ga voja de laorar |
A maggio vien meno la voglia di lavorare sia agli animali che agli uomini | |
I brendolani vendema pai grani, i vicentini pai bòni vini |
I brendolani vendemmiano fino all’ultimo acino, i vicentini puntano alla produzione del vino raffinato | |
Pan e vin e na bea sòca, lassa che fiòca | Quando si ha pane, vino e legna in abbondanza può pure nevicare | |
Chi va in leto sensa sèna, tuta la note se ramena | Chi va a dormire a digiuno si rivolta nel letto per tutta la notte | |
Tre oche e on galo fa el marcà de Malo | Bastano pochi elementi per animare il mercato di Malo | |
A genàro ogni galina fa gnaro | A gennaio ogni gallina diventa chioccia | |
Se genàro no fa i so ati febràro sarà da mati | Se a gennaio non ci sarà abbastanza freddo, febbraio sarà sicuramente molto rigido | |
Majo fresco bona paja e tanto formento | Se maggio sarà fresco ci sarà garanzia per una buona produzione di frumento e paglia | |
Al primo de agosto le arne se mete a rosto |
Ad agosto le anatre sono pronte per essere arrostite | |
Se te vui on bon selgaro, piantalo de genàro | Perché ci sia garanzia dell’attecchimento di un salice è necessario piantarlo a gennaio | |
Piova a genàro, erba a febràro |
Se gennaio sarà piovoso, a febbraio potrà già spuntare l’erba | |
No ghe xe foso sensa paltan, se te ghe prèssa va piàn | Poiché ogni fossato è scivoloso, anche se hai fretta, procedi con cautela | |
Marso suto, april bagnà, beato el contadin che ga semenà | Se marzo è stato asciutto, ma ad aprile è piovuto, ci sarà garanzia di raccolta per quel contadino che aveva seminato | |
Tera mora fa bon pan, tera bianca fa paltan |
Le terre scure sono adatte alla coltivazione del frumento, le terre chiare sono poco produttive | |
Roso de sera bon tempo se spera, roso de matina la piova se visina | Rosso di sera è segnale di buon tempo, rosso di mattina porta cattivo tempo | |
Lonigo ciàro, meti dentro el caro, Lonigo, scuro parti sicuro | Se a ovest il cielo è chiaro viene il cattivo tempo, se a ovest il cielo è scuro non ci saranno problemi |
Vento Tramontan se no piove oncò piove doman |
Quando spira il vento di Tramontana prima o poi arriverà la pioggia | |
Ghe xe polenta a tuto nàre e vin da imbriagare |
C’è grande abbondanza di farina per la polenta e c’è anche abbondanza di vino | |
La tèra no vien mai vecia | La terra si rinnova in continuazione | |
Tre nìbie fa na piova | Tre giorni di nebbia bagnano come una pioggia | |
La piova de agosto la rinfresca el bosco |
La pioggia del mese di agosto porta sollievo e frescura per il bosco | |
Chi vole on bon ajaro lo pianta de genàro |
Chi vuole una buona produzione d’aglio, deve fare la semina in gennaio | |
Par el seco xe bona anca la tempesta | Quando la terra è molto asciutta, si riceve beneficio anche dalla grandine | |
Febràro curto pèxo de tuto | Febbraio, il più corto dei mesi, è il più rigido | |
Se le suche te le pianti el primo xobia de aprile, le vien grose come on barile | Per avere zucche molto grosse bisogna piantarle il primo giovedì di aprile | |
Bo’ vècio, solco drito | Il bue vecchio, quindi esperto, traccia il solco dritto | |
L’eclissi, sia de sol che de luna, la porta fortuna | L’eclissi, sia essa di sole o di luna, porta fortuna | |
La neve marsolina dura da la sera a la matina | La neve di marzo dura poco | |
Se nevega sola foja se cava la voja | Se nevica quando sugli alberi ci sono ancora le foglie non nevicherà più per tutto l’inverno | |
Chi ara tera bagnà par tri ani la ga disipà | Non si deve lavorare la terra troppo bagnata | |
Tre aprile: tre brilanti e quaranta somejanti | Se il giorno 3aprile il tempo si presentava sereno rimaneva tale per altri 40 giorni | |
Vin del Monte Rosso, spagna de la Madona, sorgo del Palù, par quanto che te serchi, de mejo no te bechi |
E’ buono il vino del Monte Rosso, l’erba di Madonna dei prati, il mais del Palù | |
Se no fa caldo de lujo e agosto, ne la tina poco mosto | Poiché luglio e agosto sono fondamentali per la maturazione dell’uva, se questi non sono mesi caldi la produzione di vino sarà scarsa | |
Pene de oxeleto e scaje de peseto mantien l’omo poareto |
Con la caccia e la pesca si sopravvive ma si resta poveri | |
Dove che ara vache e comanda femene no se vede entrada | Dove manca la forza maschile non c’è risultato |
PROVERBI RIGUARDANTI IL MODO DI VIVERE
Questa serie, molto ampia, dimostra quale interesse rivestisse nel passato l’insegnamento di certi comportamenti. Si ricorreva alle formule più varie per indurre i giovani a seguire i suggerimenti degli anziani ed era in tutti forte il rispetto dei ruoli e delle gerarchie. Non era una formale obbedienza, ma l’interiorizzazione di regole definite con la saggezza di chi le aveva sperimentate.
Chi vol tuto, el more rabià | Chi è troppo ingordo non sarà mai soddisfatto | |
A Luzia regina la corte s’inchina |
Alla donna più prestigiosa della contrada obbediscono tutte le altre | |
Andèmo dai Rossi che i travi xe grossi | Chi veniva accolto come bracciante presso la famiglia Rossi godeva di una certa sicurezza | |
Mejo no aver bezzi che el culo in diese pezzi | E’ cosa migliore essere poveri senza soldi, piuttosto che essere bastonati dalle legnate del padrone | |
Fioi e nenzui no i xe mai massa | Avere figli e biancheria non basta mai | |
Co el diavolo el vien vècio el tol su la corona | Quando una persona malvagia si avvia alla vecchiaia si converte agli insegnamenti religiosi | |
Chi sbaglia de testa, paga de borsa o de gamba | Chi non pensa prima di agire sarà costretto a pagare o col portafogli o con la fatica fisica | |
Mejo on òvo oncò che na galina doman | Conviene accontentarsi del poco oggi ,che aspettare il molto in futuro, potrebbe non arrivare | |
On alto e on baso fa on gualivo |
Tra due estremi, alto e basso, si giunge all’equilibrio | |
Impara l’arte e metela da na parte | Conviene imparare a fare una cosa e ricordarselo nel momento opportuno | |
A son lustro come el culo de on sècio | Essere senza un soldo come il fondo di un secchio | |
Schei in quantità se gode a ogni età | L’abbondanza del denaro fa bene a tutti | |
Anca l’òcio el vol la so parte | L’aspetto esteriore ha la sua importanza | |
Val pì la pratica che la gramatica | E’ più utile la conoscenza pratica che teorica | |
Tuto va e vien e gnènte se mantien | I beni materiali sono passeggeri | |
Drento par na rècia e fora par che l’altra | Messaggi ripetuti senza efficacia | |
El tirchio el tien dal canolìn e ‘l spande da la cànola | L’avaro risparmia nel poco e sperpera nel molto | |
De marso ogni mato va discalso | A marzo solo chi è poco saggio si spoglia | |
Debito sputanà, debito pagà | Se un debito viene reso pubblico è come se fosse già stato assolto | |
Nemo al sinema? Si! Al sinema Bianchini soto le querte e i cusini |
Andiamo al cinema? Si! Al cinema Bianchini sotto le coperte e i cuscini | |
No basta aver rasòn, ocore anca che i te la daga | Non è sufficiente avere ragione, occorre avere anche chi te la dà | |
Pan padoan, vin visentin, tripe trevisane e femene venesiane | Il pane da Padova, il vino da Vicenza, le trippe da Treviso, le donne da Venezia | |
Scarpa larga, cica in boca e gòto pien toi la vita come che la vien | Avendo le scarpe larghe, la sigaretta in bocca e il bicchiere pieno puoi prendere la vita come viene | |
A supiar le bronze vien la senere in tei òci | A sollecitare un fuoco si può restarne vittima | |
El paròn anca col ga torto el vol sempre la rasòn | Il padrone pretende sempre di avere ragione | |
Co i nase i xe tuti bei, co i se marida i xe tuti siòri, co i more i xe tuti boni | Quando nascono gli uomini sono tutti belli, quando si sposano sono tutti ricchi, quando muoiono sono tutti buoni | |
Amor fa vento, i schei fa tuto | Con l’amore non si ottiene niente, col denaro tutto | |
Chi arte no sa far botega sàra | Chi non è abile nell’esercitare un lavoro conviene che smetta | |
Le ore de la matina le impiena la musina | Le ore del mattino sono molto redditizie per il lavoro | |
Essare buseta e botòn | Essere molto legati uno all’altro | |
Far San Martin | Traslocare | |
No lassare la strada vècia par quela nova | Non abbandonare la strada consolidata per fare nuove esperienze, non sai quello che potrebbe accadere | |
Co el corpo se frusta l’anima se giusta | Quando il corpo si ammala lo spirito si converte | |
A caval donà no se varda in boca | Non si deve sottilizzare su ciò che viene regalato | |
Chi prima no pensa in ultima sospira | Chi non ha riflettuto prima, poi dovrà sospirare | |
Tra cuciari e pignatei la cusina polenta e osei | In cucina si stanno preparando polenta e uccelletti | |
Ghe xe i putei sentà sole tole a scoltar la nona che conta le fole |
Ci sono i bambini seduti sul solaio ad ascoltare la nonna che racconta le favole | |
Ghe xe dele vecie che beve e tabaca e le consa i discorsi co qualche saràca | Ci sono delle vecchiette che bevono, aspirano il tabacco e parlando dicono delle parolacce | |
Tristi quele case dove galina canta e galo tase | Povere quelle famiglie dove gli affari sono assegnati alle donne | |
A pensar male a xe on pecà, a pensar ben se xe inculà | Essere sospettosi è peccato, ad essere ingenui si può restare imbrogliati | |
Le done le xe sante in ciesa, angeli in strada, diagoli in casa, ciùe a la finestra, gaze a la porta | Le donne appaiono sante in chiesa, angeli in strada, diavoli in casa, civette alla finestra e gazze alla porta | |
Chi ga el santo ga anca el miracolo | Chi ha il protettore ha la protezione assicurata | |
On pare mantien sete fioi ma sete fioi no mantien on pare | Un padre riesce ad allevare sette figli, ma sette figli non riescono a sostentare un padre | |
O el baston vinse el leon O el leon vinse el basto |
O il bastone riesce ad averla vinta sul leone o viceversa | |
El morto in cassa e ‘l vivo se la spassa | Chi muore finisce nella cassa, chi vive si diverte | |
Chi studia tanto impara poco Chi studia poco impara gnènte |
Chi studia molto trattiene qualcosa, chi studia poco non trattiene nulla | |
Bona dota la marida anca na sòta | Chi ha una buona dote può sperare nel matrimonio anche se ha difetti | |
Xe solo i mati che conta i so fati | Solo i matti raccontano in pubblico vicende personali | |
Belo in fase, bruto in strasse | Se uno è bello da bambino sarà brutto da adulto | |
Barufa dei fradei: pèxo che flagei | Le liti tra fratelli sono delle vere tragedie | |
El signore juta tuti fora che i disperà | Dio aiuta tutti tranne chi è senza speranza | |
Fumo e dona cativa fa scapar l’omo de casa | La casa in fiamme e una moglie malvagia inducono il maschio a scappare di casa | |
Dona scompagnada xe sempre mal vardada | Una donna non sposata viene giudicata male | |
Riguardate dal tempo, da chi parla lento e da chi ese dal convento |
E’ un invito ad essere previdenti nei confronti del tempo, di chi parla soppesando le parole e di chi ha lasciato la vita del convento | |
El bovolo xe on pasto fin, bon par el vècio e par el putìn | Le lumache sono un piatto raffinato sia per gli anziani che per i giovani |
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A l’ostaria no vàgo ma co ghe son ghe stàgo | Solitamente non mi reco all’osteria ma se mi ci trovo, mi trattengo | |
Ala sera ciòchi e ala matina bisi | Di sera spavaldi e alla mattina successiva intontiti | |
Chi pì sa, manco se vanta | Chi più sa, meno si vanta di sapere | |
Co le ciàcole no se fa fritole | Con le chiacchiere non si risolvono i problemi | |
Tuti voria vere la mèscola in man | Tutti vorrebbero avere lo scettro del comando | |
Ricordate, studia e tiente in mente che se no te impari da xovane, da vècio no te sé gnènte | E’ bene studiare da giovani per sapere qualcosa da vecchi | |
El tempo xe restà da maridàre par no asarse comandàre | Il tempo non accetta imposizioni | |
Brendola ciàra, el cielo se s-ciàra Brendola scura, piòva sicura |
Se il cielo a est è chiaro verrà buon tempo, se è scuro verrà la pioggia | |
Cul che caga no ghe oro che lo paga | La stitichezza è un grave problema | |
Tuti no pol stare a mesa tacà ‘l prete | I posti d’onore sono riservati a pochi | |
Chi vol na bea risposta, se la daga da so posta | Le risposte ai problemi bisogna cercarle dentro di sé | |
In mancansa de cavài core anca i mussi | Se non si possiedono cavalli, possono bastare anche gli asini | |
Svelto a magnàre, svelto a laoràre | Chi mangia in fretta è un bravo lavoratore | |
Ano bisesto, ano senza sèsto | L’anno bisestile è un anno strano | |
Né de vènere, né de màrte no se sposa, no se parte, né se dà principio al’arte | Il venerdì e il martedì sono giorni poco indicati per il matrimonio, la partenza e l’inizio di una nuova attività | |
Chi no tien da conto de on schèo no vale on schèo | Chi non ha la capacità di risparmiare non è degno di essere preso ad esempio | |
Al primo de aprile se cuca ogni imbezìle | Il primo giorno del mese di aprile è un giorno dedicato agli scherzi |
PROVERBI RIGUARDANTI LE FESTIVITA’ RELIGIOSE
Leggendo i detti che si riferiscono alle festività religiose, cogliamo il senso profondo che la religione rivestiva in passato, essa era considerata una componente fondamentale della vita quotidiana e serviva a dare senso e a sottolineare ogni avvenimento della vita dell’individuo dalla nascita fino alla morte, passando per il lavoro quotidiano. Si nota come le varie ricorrenze dei santi servissero a sottolineare le tappe fondamentali dell’attività contadina dalla semina al raccolto.
Sant’Antonio Abàte protetore dele femene màte | S. Antonio Abate (17 Gennaio) protettore degli animali domestici (mucche) | |
Da San Matìo ogni fruto xe compìo | A San Matteo (21 settembre) ogni frutto è maturo | |
Par i santi meti paltò e guanti | All’inizio di novembre comincia a fare veramente freddo per cui è necessario indossare abiti più pesanti | |
Santa Bibiana quaranta dì e na setimàna | Il tempo che c’è a santa Bibiana (2 dicembre) proseguirà per circa 50 giorni | |
Se piove su le palme, no piove sui ùvi | Se il giorno delle Palme (domenica prima di Pasqua) è piovoso, a Pasqua sarà soleggiato | |
Scherza coi fanti ma làssa stare i santi | Gioca con i soldati ma non prendere in giro i santi | |
L’està de San Martin la dura tri dì e on pochetin | L’estate di San Martino dura poco più di tre giorni | |
San Benedeto la rondine soto el tèto | Per San Benedetto (21 marzo) le rondini sono tornate sotto il tetto | |
A la Candelora de l’inverno semo fora Ma se piove o tira vento de l’inverno semo drènto |
Per il giorno della candelora (2 febbraio) ormai è finito l’inverno, ma se il tempo è rigido l’inverno prosegue | |
San Bastiàn co la viola in man | A San Sebastiano (20 gennaio) spuntano le viole | |
El dì de la strìa tute le feste la porta vìa | L’Epifania (6 gennaio) conclude le festività natalizie | |
De San Martin l’inverno xe in camin | A San Martino (11 novembre) si avvicina l’inverno | |
El laoro de la festa el va fora par la finestra | Il lavoro fatto di domenica non sarà efficace | |
Da Santa Luzia el fredo cruzia | A santa Lucia (13 dicembre) il freddo è tremendo | |
Da la madona de la Seriòla a ghin vole on caro par bestiola | Dal giorno della candelora ci vuole ancora un carro di fieno per ogni mucca, prima di poter fare un nuovo raccolto | |
San Vincenzo da la gran fredura, San Lorenzo da la gran calura, l’uno e l’altro poco i dura |
San Vincenzo (22 gennaio) per il gran freddo, san Lorenzo (10 agosto) per il gran caldo
Sia l’uno che l’altro evento atmosferico hanno breve durata |
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Fin dei Santi se tra sui campi Da San Martin se va al molin |
Fino al primo novembre si può lavorare nei campi, oltre San Martino (11 novembre) ci si reca al mulino per la macina | |
A San Nicola da Bari fa festa i campanari | San Nicola (6 dicembre) protettore dei campanari | |
No ghe xe Pasqua al mondo che la luna de marso no gai ròto el tòndo | Sicuramente a Pasqua la luna di marzo deve essere calante | |
Sant’Antonio da la barba bianca se no piove, la neve no manca | A Sant’Antonio abate (17 gennaio) se non piove, sicuramente nevicherà | |
San Valentin se semena l’ortesìn | A San Valentino (14 febbraio) si prepara l’orto | |
Da Santa Caterina se liga la fassìna | A Santa Caterina (25 novembre) bisogna legare il fascio di legna | |
Sant’Antonio da la barba bianca fame trovar quel che me manca | Sant’Antonio Abate fammi trovare quello che ho perso | |
La piòva de Sant’Ana la xe na mana | La pioggia a fine luglio è un grande ristoro | |
A Sant’Ana ogni bisso va in tana | Per Sant’Anna (26 luglio) ogni serpente si ritira nella tana | |
Preti, frati e capitèi vardèi e rispetèi | Bisogna aver rispetto dei sacerdoti, dei frati e dei capitelli | |
Passà el santo, passà el miracolo | Passata la ricorrenza religiosa ci si dimentica anche del miracolo compiuto | |
A San Valentin el formento mete el dentin | Il giorno di San Valentino (14 febbraio) il frumento germoglia | |
San Paolo converso, le raìse va a bon verso |
Il 25 gennaio (conversione di S. Paolo) le piante cominciano a germogliare | |
Quando l’angelo de San Michele se bagna le ale piove fin de Nadale | Se il giorno di san Michele (29 settembre) sarà piovoso, il tempo rimarrà tale fino a Natale | |
Par san Francesco parte el caldo e riva el fresco | Il giorno di San Francesco (4 ottobre) cominciano a farsi sentite le temperature più rigide dell’autunno |
FILASTROCCHE RIVOLTE AI BAMBINI
Erano composizioni che venivano raccontate dai grandi ai bambini nei momenti di rilassamento e di pausa dai lavori impegnativi; esse dimostrano una grande attenzione al mondo infantile perché esaltano le cose semplici e mirano ad incuriosire i ragazzetti con giochi di parole, con l’uso della rima, con l’individuazione delle varie parti del corpo.
Molte di esse erano finalizzate ad indurre il sonno nel bambino, creando una situazione di serenità e di calma sorvegliata dalla protettrice presenza dell’adulto.
-Un bocòn mi, un bocon ti, Un bocòn al can… àm |
-Ghe gèra na volta Piero se volta Casca la soca, Piero se copa Ghe gèra na volta Piero se volta Casca la rosa Piero se sposa |
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-Sècio secièlo Co l’òcio belo Co l’òcio fin Salta Martin |
-Manina bela, fata penèla Do’ sito sta? Dal papà? Sa te galo dà? Pan e late, gate, gate, gate |
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-Soto la capa del camin Ghe gèra on vècio contadin Che sonava la chitara Uno, due, tre sbàra |
-Pipa, pipa sona La mama xe nà a Verona El papà xe nà a Milan Pim pum pam |
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-Fa la nana bel bambin Fa la nana bel putin Fa la nana nei braseti de la mama La to mama la xe qua El papà el tornarà Fa la nina fa la nana Nei braseti de la mama E se lù nol tornarà La to mama piansarà Ma ‘l putin no ‘l vedarà Parchè nana lù ‘l farà |
-Soto on còpo vècio dal tempo rosegà Ghe xe on gnareto tondo De paje e de fojete, De sbrinzoli de lana: El xe morbido, tuto caldo, De pene el xe fodrà, Dal vento e da la broxema El xe sempre riparà. A farlo così belo xe sta le seleghete Par i fioj che vegnarà. Toxeti no tochelo: Tra l’erba o su na pianta El gnaro rispetelo. Quelo el xe na caseta ‘ndove Che la mama cresse i so fioleti Come la vostra fa co voialtri puteleti. |
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-Vicenza, la patria del bacalà. Done, pestèlo, dopo imbrombèlo, Caveghe i osi,leveghe el spin. Tajelo a tòchi, un po’ infarinelo Come se el fusse pesse fin Par cusinarse sto pastizeto Ga da pipare, ma pian pianin Eco: xe on grostolo ogni tocheto; Se ‘l pipa ancora l’è soprafin E a quei che dixe che i visentini Xe “magna gati” nati e spuà Su regalemoghe sti boconzini Che alora in estasi i cantarà: “viva la patria del bacalà!” |
-Tu, tu, tu, tu, museta La mama vien da mesa Co le tetine piene La ciàma le santoline, Le santoline crìa La mama scapa via, La scapa sul punàro La ciama el caregàro El caregàro taja El taja via la testa La testa sul caldiero Le gambe a l’ostaria Poltrona sora xia |
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-Su nemo via destrìgate Preparate ‘l fagòto Ca ghe n’avemo òto E ne spèta la zità. Coi fighi ‘nte la sporta A piè mi son rivà Coi fighi ‘nte la sporta A piè mi son rivà In campo Marzo i ciàcola In mezo a tanta zènte No se capisse gnènte Da tanta confusiòn E un altro toso ‘l pianze Parchè nol gà ‘l balòn E un altro toso ‘l pianze Parchè nol gà ‘l balòn Un gran casoto magico Fa veder le vedute De cose bele e brute Dal Cile e dal Perù In giostra sui cavài Le tose monta su In giostra sui cavài Le tose monta su Mi ‘ntanto vardo e gongolo Spetando la me tòsa Vestia tuta de rosa Col capeleto in ciò Me scondo, vardo e conto La soma che mi gò Me scondo, vardo e conto La soma che mi gò Adesso ‘i posso spendere Vien qua Nineta mia Qua semo in allegria La vita xe ‘n supion Su su Nineta ‘ndemo Fin qua da Brustolon Su su Nineta ‘ndemo Fin qua da Brustolon Te pagherò na bibita Opure on bon gelato Nineta son beato Te si la me passiòn Ma ela me risponde -Va via te sì ‘n strassòn Ma ela me risponde -Va via te sì ‘n strassòn Camino come un rustego De drio de c’hei casoti Bordei de sigoloti Ma la Nina no ghe più E alora molo molo Ritorno ancora in sù E alora molo molo Ritorno ancora in su Cussì son sensa còcola Par colpa del gelato Ma deme pur del màto Se là ritornarò Nineta dove sito Col capeleto in ciò Nineta dove sito Col capeleto in ciò |
-La storia de l’ocarèla La xe curta e la xe bela Col capeleto in ciò Ca te la conta si o no? Si! No bisogna dire si parchè La storia de l’ocarela La xe curta e la xe bela Col capeleto in ciò Ca te la conta si o no? No! No bisogna dire no parchè La storia de l’ocarela… |
INDOVINELLI
Essi sono una forma particolare di filastrocche, caratterizzate dalla successione di versi ritmati che illustrano le caratteristiche dell’oggetto da indovinare. Erano spesso rivolti ai bambini per indurli a memorizzare la filastrocca e con essa l’oggetto da riconoscere.
Va via tasèndo, el torna pianxendo |
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il secchio |
Fogo sòra, fogo sòto, uno in mexo che laòra |
il dolce che sta lievitando |
A la sera ghe lo do, a la matina ghe lo tògo |
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il chiavistello della porta |
I xe sentà so na panca, co pisa uno i pisa tuti |
le tegole del tetto |
Vo su pa’n strodeto |
le nespole |
Mi gò na casa rubesca che camina co’ la testa |
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la carriola |
No la se vede. No la se tòca, la vien sempre da la bòca |
la parola |
Dentro un convento ghe xe tanti fratixei, tuti bianchi, tuti bei. |
i denti |
Lunga lungàgna che traversa tuta la me campagna |
il rovo |
Alto alto bel palazzo: casco in tèra e no me mazzo, bela son e bruta me fazzo |
neve |
Soto el leto go ‘n vecièto co la man nel fianco |
il vaso da notte |
Quale xelo chel’animale che la matina el ga quatro gambe, a miodì el ghin’a do e a la sera tre? |
l’uomo |
Quando che te parli el se rompe |
il silenzio |
Onta bisònta, sòto tèra scònta |
la patata |
Mi go ‘n vedoleto co do’ sorte de vin drento. |
l’uovo |
L’è pì picolo de mì, de tì e anca de na galina |
il lievito |
Go la pèle e no go i òsi |
il salame |
Vò su par on prà, |
la pannocchia del mais |
Alto, alto belvedere |
la ciliegia |