UN TEMPO, UN TERRITORIO
Il tempo e l’intervento secolare di molte generazioni, con tante fatiche e sudore, hanno segnato il territorio che noi oggi calpestiamo. È a partire dagli anni ’60 che Brendola, paese di campagna, diventa polo industriale.
L’elenco dei luoghi comuni sulle amenità del passato e sul paesaggio rurale è da dimenticare perché l’intervento umano di ogni tempo era teso ad organizzare lo spazio in funzione dei bisogni dell’uomo con i mezzi a disposizione.
Brendola, disposta prevalentemente lungo le direttrici storiche di via Goia, via Valle, via Chiesa, via Costa, S. Vito, Vo’ e Pedocchio, aveva fortemente antropizzato la collina risparmiando la fertile campagna, granaio indispensabile. Le più o meno lussuose abitazioni, gli uffici, le banche, i supermercati, le nuove costruzioni industriali si sono aggiunte ex novo agli edifici rurali. Il territorio era percorso da una fitta rete di strade comunali in ciottoli o “mastego”, capezzagne, “strodi” che collegavano strettamente e direttamente le contrà e le corti. Erano vie di comunicazione abbastanza dirette per raggiungere in breve tempo i terreni da coltivare, le poche botteghe e servizi del tempo. Era una rete viaria funzionale che, a distanza di tempo, non siamo stati in grado di imitare per comodità, rapidità e rispetto ambientale. La sua manutenzione era compito diretto degli utilizzatori, che, a “tempo perso” come si suole dire, erigevano murette, masiere e rive per strappare terreni utili alla coltivazione ed impiegare i sassi raccolti nei fondi coltivati. Il bosco era attraversato da una miriade di passaggi e completamente pulito per il continuo utilizzo dei “spinaroli” nei focolari domestici.
In questo contesto i mestieri artigianali specializzati erano pochi perché tutti sapevano un po’ l’arte della sopravvivenza. Inoltre le abitazioni presentavano un livello di qualità piuttosto basso con la mancanza assoluta di pavimenti, a volte solo in terra battuta, da incerare e lucidare.
L’architettura rurale semplice ed armoniosa che caratterizzava il territorio si fondava sull’uso di materiali locali come la pietra e la paglia, i ciottoli, i sassi “mori” e la mancanza quasi assoluta di recinzioni con il diretto contatto alla strada od ai campi.
Il legno era materiale importante per travi, che supportavano solai e “tese”, portoni, balconi e scale.
Era un tempo che adottava ritmi antichi e consolidati, sconvolto da due grandi guerre mondiali che hanno segnato gli animi e la vita sociale.
Un tempo in cui la gente è passata dai signori della terra all’industria, dal fascismo alla democrazia, dalla monarchia alla repubblica. Le due guerre hanno segnato profondamente il paese. Nella prima guerra mondiale i numerosi soldati presenti (migliaia) a Brendola, retrovia del fronte, hanno portato una ventata di novità nei rapporti sociali. La seconda guerra mondiale ha privato il paese di tanti giovani, morti o dispersi nella campagna di Russia.
Danilo Rigolon nei suoi ricordi scrive: “Venni chiamato al servizio militare il 16 gennaio 1942 e destinato al 9° Reggimento Alpini – Divisione Julia, 61 a compagnia. Partii da Brendola da via Costa, ora via Piave, accompagnato da mia madre a piedi fino alla Colombara di S. Valentino e da mio padre Giuseppe con la bicicletta fino alle Alte di Montecchio Mag-giore. Ricordo di aver avuto con me una piccola valigetta di legno tinto di marrone chiaro con la relativa serratura a chiave; dati i tempi, mi sembrava di possedere la più bella valigia del mondo. Nella valigetta mia madre aveva messo un bel salame, un po’ di pane biscotto, un bel dolce fatto da lei e della biancheria personale.”
I suoi amici rimasti in Russia sono Bertacco Luigi, Biachi Cesare, Boeche Redenzio, Dal Monte Pietro, Filotto Mario, Frealdo Fulgido, Frigo Albino, Muraro Vivaldo, Nicente Severino, Targon Massimiliano, Targon Silvio, Valdagno Fedele, tutti di Brendola. Nel periodo tra le due guerre era iniziata la costruzione della Chiesa oggi, dopo tanti anni, Incompiuta. All’interno di questo quadro di riferimento si sono vissuti i problemi quotidiani del lavoro e delle relazioni sociali con momenti di alta tensione e sofferenza. I campanilismi, anche a causa della scarsa mobilità e dei pochi contatti esterni, imperavano ed erano motivo di emulazione tra frazioni.
Altro fenomeno, ormai dimenticato, era l’alto tasso di emigrazione verso i paesi europei e latino-americani. Ma la vita continuava e bisognava rispondere con tutte le forze ed i mezzi a disposizione come documentiamo più avanti.