IL PRIMO DOPOGUERRA

SIRO:

Anche le spine sono sopportabili se tra esse si vede spuntare una rosa

La seconda guerra mondiale era stata una guerra totale, aveva coinvolto gran parte dell’umanità e tutti i continenti; aveva colpito tutta la popolazione con i bombardamenti, le deportazioni le stragi e provocato un numero di vittime tale da far impallidire i massacri della prima guerra mondiale. Solo in Europa si sono registrati 40 milioni di morti.

Ritroviamo nel 1946 l’elenco dei soldati dichiarati dispersi, alcuni dei quali segnalati in neretto, non fecero più ritorno

Cognome e nome indirizzo

  1. Frigo Albino fu Giuseppe – Maraschion

  2. Frigo Noè di Giacomo – Casetta

  3. Marana Sirio di Guido – Casavalle

  4. Ghiotto Giuseppe di Giacomo – Goia

  5. Tovo Pietro fu Emilio – Goia

  6. Muraro Emilio fu Augusto – Goia

  7. Muraro Antonio di Angelo – Goia

  8. Gonzati Giobatta fu Antonio – Goia

  9. Bianchi Cesare di Giuseppe – S.Vito

  10. Zaltron Armando di Valentino – S.Vito

  11. Targon Massimiliano di Angelo – Secole

  12. Targon Silvio di Angelo – Secole

  13. Valdagno Fedele di Francesco – Valle

  14. Boeche Redenzio di Pietro – Valle

  15. Dal Monte Pietro di Giuseppe . Valle

  16. Calori Marino di Rinaldo – Vò

  17. Muraro Vivaldo fu Angelo – Muraroni

  18. Filotto Mario di Pietro – Valle

  19. Bocchese Erminio fu Albino – Scarantello

  20. Repele Angelo di Pasquale – S.Vito

  21. Grigoletto Olindo di Serafino – Fangosa

  22. Balbo Guido,

  23. Bertacco Luigi,

  24. Boeche Antonio,

  25. Caneva Igino,

  26. Fochesato Ernesto,

  27. Frealdo Fulgido

  28. Magnabosco Candido,

  29. Tamion Francesco,

  30. Montemezzo Olimpio,

  31. Viale Armando,

  32. Ziggiotto Giuseppe

  33. Visonà Tullio,

Una delle pagine più drammatiche della seconda guerra mondiale fu la campagna di Russia. Un’armata di 229 mila uomini tra il 1941 e il 1942 venne inviata a combattere nelle steppe russe. Alla fine il bilancio fu terribile: 84.830 soldati mancarono all’appello, 10.030 prigionieri furono restituiti. Il numero dei feriti e dei rimpatriati congelati fu di 29.690 unità. I superstiti furono circa 114.485. Queste le cifre ufficiali. Nell’archivio comunale, sempre nel 1946 un altro elenco dei soldati tuttora prigionieri :

  1. Caneva Sante di Paolo

  2. Noro Antonio di Gaetano

  3. Rigolon Vittorio di Pietro

  4. Viero Silvio

  5. Muraro Silvano di Pietro

  6. Muraro Pietro di Pietro

  7. Muraro Giuseppe di Angelo

  8. Cazzanello Giuseppe di Paolo

  9. Balbo Ernesto di Giuseppe

  10. Armirotti Tiso di Luigi

  11. Bedin Giovanni di Paolo

  12. Bisognin Giobatta di Giacomo

  13. Peruzzo Isidoro

  14. Giacomazzi Leone di Giuseppe

  15. Bedin Gino di Gottardo

  16. Muraro Bruno di Guglielmo

  17. Cracco Emilio fu Giuseppe

  18. Lovato Igino di Marco

  19. Molon Enrico di Emilio

  20. Marana Giuseppe fu Mario

  21. Gonella Silvio fu Giuseppe

  22. Crestale Guido di Emilio

  23. Bertocco Remo

  24. Dovigo Ernesto di Luigi

  25. Faggionato Mario di Gelindo

  26. Tamiozzo Alessandro di Gile

  27. Sudino Antonio fu Angelo

  28. Frigo Armando di Attilio

  29. Giradi Arbesti fu Antonio

  30. Castegnaro Antonio di Angelo

  31. Castegnaro Francesco di Angelo

  32. Cenghialta Alberto di Igino

  33. Consolaro Ivo di Luigi

  34. Lovato Guglielmo di Guerrino

  35. Refosco Francesco di Girolamo

  36. Sambugaro Michele di Cristiano

  37. Rigolon Corrado di Giovanni

  38. Trentin Attilio

  39. Zibetti Brunone

  40. Bertocco Augusto di Natale

  41. Castegnaro Ferruccio di Pietro

  42. Perazzolo Gino fu Giobatta

  43. De Santi Albino di Silvino

  44. Frigo Mario di Luigi

  45. Onagro Ferdinando di Angelo

  46. Bisognin Giuseppe fu Vincenzo

  47. Vezzaro Antonio di Giobatta

  48. Vezzaro Giuseppe di Giobatta

Nonostante il dramma della guerra e dei morti ancora insepolti ritroviamo in data 16 dicembre 1946 una petizione al Sindaco Girotto avv. Francesco :

“La festa dell’immacolata è stato dato nella casa del popolo il film immorale: -Il paese delle stelle-. I seguenti padri e madri di famiglia protestano per un simile oltraggio al loro sentimento religioso, richiamano l’attenzione del Sig: Sindaco sul fatto che altre volte le più belle feste religiose furono profanate da balli o cinema scandalosi e domandano che venga risolta quanto prima la questione della sala comunale con tutte le garanzie atte a salvaguardare l’educazione morale dei propri figli. Seguono 433 firme”. Difficile commentare! A fine guerra, maggio 1946 gli abitanti di Brendola erano di 4671 unità ed avevano ospitato durante la guerra 98 famiglie per un totale di 326 sfollati. Riprende l’anno scolastico con le insegnanti:

  1. Andrighetti Ines di Sante nata a Montebello il 06/10/1905 ordinaria

  2. Penzi Lucia fu Sante nata a Vicenza il 14/03/1895 ordinaria

  3. Bertolaso Itala di Guido nata a Zimella il 15/10/1913 ordinaria

  4. Bevilacqua Luigia di Pietro nata a Brendola il 03/06/1914 provvisoria

  5. Cabianca Amorina fu Andrea nata a Brogliano il 18/10/1905 ordinaria

  6. Conte Ida di Alessandro nata a Vicenza il 27/06/1907 ordinaria

  7. Dalla Fiore Luigia fu Luigi nata a Malo il 09/10/1904 ordinaria

  8. Pillon Roberto fu Antonio nato a Brendola il 20/11/1889 ordinario

  9. Mano Luisa fu Valentino nata a Montebello il 06/02/1876 ordinaria

  10. Sabini Licia fu Valentino nata a Montebello il 06/02/1907 supplente

  11. Traverso Giovanna di Pietro nata a Vicenza il 20/06/1907 ordinaria

  12. Traverso Maria di Pietro nata a Vicenza il 08/04/1909 ordinaria

Sono ricominciate le emigrazioni verso l’Europa e verso il resto del mondo; esiste un lungo elenco di domande (circa 50 persone) che desiderano emigrare in Venezuela.

In agosto partono 8 persone come minatori per il Belgio. Di acqua ed acquedotto non si parla ancora, a parte la nota sottostante

Nel 1946 abbiamo le elezioni per l’assemblea costituente che avvengono a sistema proporzionale ed a suffragio universale esteso per la prima volta anche alle donne.

Nell’immediato dopoguerra la situazione sociale ed economica era veramente critica come in tutto il paese persistendo il razionamento delle derrate alimentari e la mancanza di lavoro.Il sistema industriale italiano, uscito abbastanza indenne dalla guerra, doveva essere convertito alla produzione civile.

Per Brendola tale problema non esisteva perché continuava ad essere esclusivamente un centro rurale. Riparte di conseguenza il fenomeno migratorio e qualche anno più tardi si indirizza prevalentemente verso Alte Ceccato, nascente polo industriale alla guida di Pietro Ceccato. A livello nazionale è l’epoca di Alcide De Gasperi che dal 1945 al 1953 governerà di continuo portando la D.C. al 48% dei voti nelle elezioni del 1948 ed inaugurando l’egemonia democristiana, sostenuta decisamente dalla Chiesa. A Brendola torna ad amministrare la famiglia Girotto.

Il sindaco GIROTTO AVV. FRANCESCO dal 1946 al 1950 preso atto delle critiche condizioni idriche della popolazione brendolana incarica un tecnico a progettare il nuovo acquedotto.

UNA GRANDE OPERA

L’ing. Valdo in data 15 maggio 1950 compila il progetto di costruzione dell’acquedotto comunale, che verrà sottoposto all’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità Pubblica in data 4 dicembre 1950 e al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in data 7 marzo 1951. Analizziamo nel dettaglio il progetto e prendiamo spunti per una conoscenza del paese in quel periodo. La relazione inizia illustrando che il Comune di Brendola é situato parte in piano e parte sulle propaggini ovest del colli Berici, ed é formato da due centri di modesta entità (capoluogo e Vó) contornati da numerose frazioni sparse. Il carattere del Comune é agricolo, senza nessuna attività industriale. II Comune é in piccola parte fornito di buone acqua sollevata dal sottosuolo; nella parte maggiormente abitata é invece approvvigionato d’acqua con mezzi rudimentali (pozzi, cisterne di raccolta delle acque piovane, modeste sorgenti d’acqua non potabile che scaturiscono dai colli; il centro e la contrada Valle sono dotati di un piccolo acquedotto che usufruisce di acqua dichiarata “non potabile” dal laboratorio provinciale d’igiene). Sulle pendici dei colli Berici mancano le sorgenti a quota sufficiente per alimentare un acquedotto a gravità, atto a servire le zona sprovvista di acqua potabile. E’ perciò necessario ricorrere al sollevamento meccanico. La situazione idrica della zona ovest, di pianura (Pedocchio Casetta, Vò in piano etc*) si può considerare soddisfacente perché i pozzi e le pompe installati dai privati attingono ad una falda ricca di buona acqua sotterranea. Anche la zona collinare sud est é in discrete condizioni perché le sorgenti raccolte per le contrade S.Vito»Grotte, M.Rosso si sono dimostrate capaci di soddisfare le modeste esigenze di quelle contrade, pur trattandosi di acque non sempre potabili. Il resto del Comune ha invece assoluto bisogno dl essere dotato di un acquedotto alimentato da sorgenti di acqua potabile in modo da eliminare una volta per sempre il troppo frequente verificarsi dei casi dl tifo e di malattie infettive.

Non tutte le contrade sprovviste oggi dl acqua potabile potranno essere servite dell’acquedotto perché l’alta quota di alcune di esse renderebbe enormemente costosa la costruzione e troppo oneroso l’esercizio dell’acquedotto con sollevamento meccanico. Ai bisogni della zona della. Chiesa, Castello, villa Marzari, c. Bertacco (abitanti 300, quota 150 : 200 s.l.m.) potrà sopperire l’esistente acquedottino del Centro che, ridotta la popolazione da servire, riuscirà a fornire l’acqua potabilizzata con l’esistente impianto di clorazione nella misura di 50 litri giornalieri per abitante. Oggidì tale acquedottino fornisce l’acqua al Cerro, contrà Valla ed altre (che saranno approvvigionate dal nuovo acquedotto) in modo che la competenza giornaliera non raggiunge i 10 litri per abitante. Rimarranno in definitiva senza acquedotto i 350 abitanti delle contrade Muraroni. Soastene, Strabusene, Monte Comunale che si trovano a m. 150 : 250 sul mare. I villici di contrà Scarantone potranno abbastanza agevolmente rifornirsi alla fontana dl contrà Costa e nei calcoli si terrá conto del loro affluire a tale fontana. Date le condizioni economiche del Comune non é possibile gravarlo più di quanto é previsto con il presente progetto come riconosciuto dal Consiglio Comunale in data 15 maggio 1950

Centrale di prelevamento a Madonna dei Prati

OSSERVAZIONI SULLA QUALITA’ E QUANTITA’ DI ACQUA DEL NUOVO ACQUEDOTTO

I campioni dell’acqua vennero prelevati dal pozzo munito dl pompa a mano esistente presso la Chiesa della Madonna dei Prati. A tale pozzo, profondo metri l8, si riferiscono le analisi, chimiche e batteriologiche. rilasciate dal Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi di Vicenza in data 10/5/1950.Sciogliendo la riserva e ricercando le migliori condizioni per ottemperare a quanto prescritto dall’alto commissariato della Sanità, il Comune ha infisso un pozzo di prova alla profondità di metri 30 sotto il piano campagna, nel mappale n° 36 Sez.B fog.3°. Come risulta dai certificati di analisi in data 20-24 agosto 1951 del Laboratorio prov.di Igiene di Vicenza l’acqua,che risale fino a metri 0.50 sopra il piano campagna, oltre ad avere le ottime caratteristiche risultanti dalle analisi,non presenta più quelle notevoli quantità di cloruri, solfati e nitrati che avevano richiamato l’attenzione del Supremo consesso sanitario. L’acqua che sarà utilizzata non è soggetta ad alcun vincolo pubblico o privato perché si tratta di acqua sotterranea scorrente in Comune escluso dai vincoli sulle acque e prelevata su terreno di proprietà comunale,

La sezione stratigrafica del pozzo risulta

da m. 0 a m. l terreno siliceo argilloso in coltura
           1.       12. argilla mista
         12.      14. sabbia nera
         14.      l6. ghiaie
         l6.      20. argilla compatta
        20.      23. ghiaia minuta e sabbia
         23.     25. ghiaia nuda
         25.     26. argilla compatta
         26.     29. ghiaia e sabbia
         29.     50. ghiaia nuda

I dati esposti dimostrano che la falda è protetta da uno strato impermeabile.

Il progetto giustamente prende in considerazione la situazione demografica e riporta (dati anagrafe)
Al 31/12/1931 gli abitanti erano 4026
Al 31/12/1936 gli abitanti erano 4452
Al 31/12/1949 gli abitanti erano 4834 con un aumento in 18 anni di 808 unità.

Antica sede del Comune e scuole elementari in via Roma. Si notano nella parte inferiore “il mato” ed il vecchio pozzo Beltrame

La porzione del paese da servire col nuovo acquedotto aveva una popolazione complessiva di 1868 abitanti, cosi divisa:

Popolazione

attuale

di progetto

Bregolo

67

100

Valle

388

500

Scarantello

130

170

Goia

296

370

Revese

124

l60

Cerro

84

110

Carbonara

70

90

Chiesa dl Vò

35

50

Via Roma (Scuola)

107

140

S. Valentino

163

200

Costa (e Scarantone)

297

370

Guarenti

107

140

   

totale

1868

2400

Il progettista tenta una proiezione partendo dalla popolazione dell’intero Comune che ha avuto l’incremento
di n.426 unita del 1931 al 1936 e
di n. 382 unità dal 1936 al 1949.
Mancano i dati statistici dei periodi anteriori.
Tenendo conto degli aumenti avvenuti finora si prevede che la popolazione da servire al termine di un trentennio sarà di 2400 abitanti

Assegnando una competenza giornaliera di 80 litri per persona, sufficiente date le modeste esigenze della maggior parte della popolazione, la presenza di non molto bestiame e la mancanza di industrie, risulta un volume giornaliero di circa192 mc. La portata disponibile sarà sempre sufficiente per sopperire al fabbisogno dato chela falda cui si attingerà ha alimentato finora numerosi pozzi senza manifestare sintomi di impoverimento.

Dalle falda sotterranea l’acqua sarà attinta mediante infissione di un pozzo del diametro interno di mm 130 e l’acqua risalirà nel tubo fino a metri 0.50 sopra il piano campagna e sarà poi sollevata a mezzo di elettropompa chela spingerà nel serbatoio . La testa del tubo sarà protetta da un apposito casotto accessibile solo per i necessari controlli e collegata con una tubazione orizzontale ai gruppi delle pompe siti nell’attiguo locale macchine.

I criteri generali per la distribuzione erano

  • porre il serbatolo nella posizione più centrale in modo che esso si trovi presso i nuclei più densamente abitati

  • fornire l’acqua a tutti i piani dell’edificio scolastico nuovo e all’edificio dei bagni pubblici, limitando la erogazione ai pianoterra delle vecchie scuole e della caserma dei carabinieri. Il voler erogare l’acqua alla parte più alta di questi due edifici imporrebbe lo spostamento del serbatoio su un’altra cresta del colle con un amento di spesa assolutamente sproporzionato. I bagni pubblici potranno riprendere il loro servizio dopo tanti anni di abbandono per carenza di acqua. La porzione del paese posta lungo la ripida salita verso la Chiesa sarà servita dal vecchio acquedotto a gravità

  • svincolare in modo assoluto la rete di distribuzione dalla condotta sotto pressione delle pompe largheggiando nel diametro della tubazione di mandata al serbatoio per ridurre le spese di esercizio.

Lo schema costruttivo dopo le premesse risulta:

  • Pozzo con elettropompa per sollevare l’acqua dalla falda sotterranea al serbatoio

  • Conduttura con tubi da 100 mm dall’elettropompa al serbatoio senza erogazioni lungo il percorso;

  • Serbatoio della capacità di mc. 180 in località Scuole Vecchie,

  • Conduttura con tubi del diametro variabile da mm.70 a 50 dal serbatoio alla contrà Costa e ai Guarenti con alimentazione delle fontane del Cerro;

  • Conduttura con tubi di diametro variabile da mm.70 a 40 dal serbatoio alla contrada Goia con diramazione a Revese.

Era sorto un problema sul serbatoio in località monte dei Martiri con diramazioni al Vò (Chiesa) perché si voleva fosse previsto un collegamento con il Pio Ricovero, che avrebbe dovuto proprio sorgere sul Monte dei Martiri. Per fortuna si lasciò a tempi futuri l’eventuale soluzione; infatti quella casa di riposo non venne mai costruita. Viene inoltre suggerito che l’impianto venga dotato di doppia pompa di sollevamento per garantire una maggior durata alle pompe e avere una soluzione per le emergenze in caso di guasti e bisogni eccezionali. Lo studio inoltre calcola in maniera precisa i diametri delle tubazioni e le distanze:

  • PRIMO TRONCO
    Pompa / serbatoio 1450 metri

  • SECONDO TRONCO
    Serbatoio / Cerro 380 metri
    Cerro / Bivio S. Valentino 1431 metri
    Bivio S. Valentino / Costa 690 metri

  • TERZO TRONCO
    Bivio S.Valentino / Guarenti 314 metri
  • QUARTO TRONCO
    Dal serbatoio a Goia
    Serbatoio / Bregolo 250 metri
    Dal Bregolo al bivio Valle 456 metri
    Dal bivio Valle / alla fontana Scarantello 311 metri
    Dalla fontana in Goia 675 metri

  • QUINTO TRONCO
    Dal Cerro a Carbonara 986 metri
    Da Carbonara a Chiesa di Vò 484 metri

  • SESTO TRONCO
    Da Valle a Revese 375 metri

Le condutture, PER FORTUNA, vennero progettate con tubi di acciaio Mannesmann senza saldatura nonostante il suggerimento del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici di utilizzare tubi di cemento amiantato. Tutti ora conoscono i problemi legati all’uso dell’amianto.

Il serbatoio fu progettato per una capacità di 180 mc. Pari ai 2/3 circa del consumo giornaliero estivo, perché l’acqua pur formando una sufficiente riserva rimane immagazzinata per un tempo limitato e conserva le sue caratteristiche di freschezza. L’altezza dell’acqua nel serbatoio è prevista di tre metri e la forma rettangolare del contenitore permette un muro divisorio in mezzo in modo da costringere l’acqua a compiere il giro del serbatoio tenendo in movimento la massa accumulata. Le dimensioni del serbatoio saranno pertanto larghezza 8 metri lunghezza 7.50 altezza 4 metri. L’accesso al serbatoio è provvisto da un’anticamera in cui trovano posto le saracinesche di chiusura delle tubazioni, studiate in modo da poter conservare in funzione una sola delle vasche durante la pulizia dell’altra.

L’attuale serbatoio Pagello

Le condutture passeranno sotto le modeste roggie ed i condotti di scolo esistenti e saranno allacciate alle fontane pubbliche esistenti, alle fontane e lavatoi abbeveratoi di nuova costruzione. Ad ogni diramazione saranno poste saracinesche atte a permettere il sezionamento dell’acquedotto nei vari tronchi. E’ un progetto di acquedotto rurale che potrà essere in gran parte finanziato con il contributo dello Stato a favore dei paesi rurali con scarse risorse finanziarie Vengono anche allegati al progetto i disegni delle fontane e dei lavatoi tipo.
L’avvocato Girotto non ha la possibilità di inaugurare l’opera perché nel 1951 diventa sindaco Tonin Mario che resterà fino al 1956.
La costruzione inizia con l’acquisto, per lire 15 mila dai Sig. Bedin Antonio ed Oliva fu Isidoro, di una servitù di passaggio,lunga 300 metri e larga 2 metri. Si aggiunge l’acquisto del terreno per il serbatoio, in prossimità del capitello, dalla famiglia Pagello.
Qualche abbuono non guasta, come possiamo vedere dal documento sottostante

In data 15 0ttobre 1956, insediato il nuovo sindaco Giuseppe Girotto, la giunta municipale

Delibera il prolungamento dell’acquedotto

per il rifornimento idrico dei nuovi fabbricati in via Revese.

Il 13 ottobre 1958 si registra il collaudo dei lavori eseguiti per la costruzione della casa abitazione per il comandante ed il vicecomandante della stazione dei Carabinieri. L’opera era costata lire 3.851.000.

Nell’anno1959 si registrano altre iniziative per la distribuzione dell’acqua:

a) Acquedotto rurale delle « Cenghie ». Deve approvvigionare di acqua potabile 29 famiglie agricole, residenti nelle contrade delle Cenghie e di Crosarole ed Arcisi in S. Vito di Brendola. Sarà alimentato dalla sorgente dell’Orco, in località Cenghie. Costerà presumibilmente circa L. 1.500.000
e per tale impianto si ricorrerà ai benefici previsti dalla legge 13-2-1933, n. 215.

b) Acquedotto rurale dei Muraroni. Deve servire ad approvvigionare 11 famiglie agricole, residenti in località Muraroni e Soastene di Brendola. Sarà alimentato dalla sorgente “ Fornello” in località Muraroni. Costerà presumibilmente circa L. 800.000 e per tale acquedotto si dovrà ricorrere ai benefici della legge n. 215 sopra citata.
Naturalmente una richiesta richiama altre esigenze.
Ecco la frazione Vò presentarsi con le seguenti missive.

Avevamo dimenticato di sottolineare che, a partire del 1926, le parrocchie erano S Michele e S. Stefano, a cui si aggiungeva nel 1950 Madonna dei Prati con don Fausto Rossi e successivamente don Mario Dalla Via. Nel 1965 nasceva la parrocchia di S.Vito con Giochino Dal Ben. A S. Michele i parroci sono stati Francesco Carollo (1949-1964) , don Ermenegildo Mantese (1964-1984), don Antonio Da Soghe (1984-1991), don Carlo Tessari (1991-1994), don Gianni Bacega e don Gaetano Bianchini (1994-1998). Attualmente don Francesco Frigo e don Ruggero Bravo conducono l’unità pastorale.
A Vò rimase a lungo Giovanni Burati sostituito da don Giuseppe De Facci.

La risposta dell’amministrazione fu abbastanza rapida, perché in in sessione straordinaria deliberò:

L’anno millenovecento sessanta il giorno sedici del mese di settembre nella solita sala delle adunanze , convocato dal Sindaco mediante lettera d’invito del 11/09/1960 n° 3213, recapitata a ciascun consigliere, si è oggi riunito il Consiglio Comunale sotto la presidenza del Sig. Girotto Giuseppe sindaco e l’assistenza del segretario comunale Barbieri Antonio, presenti:

  1. Girotto Giuseppe

  2. Rossi Enrico

  3. Santagiuliana cav. Luciano

  4. Castegnaro Antonio

  5. Dal Monte Eliseo

  6. Onagro Adelino

  7. Beltrame Filippo

  8. Bon Armando

  9. Bertocco Giuseppe

  10. Brendolan Giuseppe

  11. De Guio Pietro Antonio

  12. Cenghialta Igino

  13. Medini Attilio

Assenti:

  1. Gennai Antonio, dimissionario

  2. Nicolato Francesco deceduto

  3. De Cao Giuseppe deceduto

  4. Gaiga Giovanni

  5. Squaquara Antonio

  6. Marchesin Gino

  7. Dal Monte GioMaria

OGGETTO

Prolungamento dell’acquedotto per rifornimento idrico del nuovo fabbricato scolastico del Vò di Brendola e degli utenti situati lungo il percorso.

Considerato

  • che occorre provvedere al prolungamento dell’acquedotto comunale con altri 450 metri lineari di tubazione di un pollice, per il rifornimento idrico al nuovo edificio scolastico in corso di ultimazione, costruito con il contributo dello stato e secondo il progetto deliberato il 23/11/1958

  • che tale prolungamento dovrà servire anche alla contrada stessa come stabilito

dalla deliberazione consigliare del 4/3/1960

Visto

Che il preventivo di spesa, redatto dall’ing. Umberto Valdo di Vicenza, per l’esecuzione del lavoro di cui trattasi, assomma a lire 379.250 meno 60 mila lire di contributo statale per l’allacciamento idrico alla scuola, si ravvisa la necessità di provvedere con urgenza.

A voto unanime si delibera

  1. Di provvedere alla posa in opera di ml.450 di tubazioni di pollici uno per il rifornimento idrico del nuovo edificio scolastico della frazione del Vò di Brendola, nonché degli abitanti della contrada Asilo ( lungo il percorso della stessa tubazione), con la spesa complessiva di lire 379.250 per scavi, ritombamento, tubazioni, ecc.. secondo il preventivo redatto il 9 settembre 1960 dall’ing. Umberto Valdo da Vicenza.

  2. di affidare il lavoro stesso per privata trattativa all’impresa edile Zattarin Giuseppe appaltatore della costruzione edificio scolastico del Vò di Brendola, impresa perfettamente idonea ed attrezzata alla bisogna e che si è impegnata di eseguire il lavoro, di che trattasi, alla cifra preventiva;

Viene deliberata l’estensione della rete del civico acquedotto fino al nuovo edificio scolastico della frazione del Vò e le tubazioni verranno ordinate in uno con la provvista dell’attrezzatura necessaria alla costruzione dell’acquedotto rurale della “Proetta”.

Nel 1957 abbiamo una richiesta proveniente da un gruppo di cittadini.

 

Barbieri Antonio, segretario comunale del tempo racconta:
Chi si fosse avventurato, la sera del 23 novembre 1957 verso l’aspra e rupestre località delle Grotte, nel Monterosso di Brendola, e si fosse avvicinato ad un gruppetto isolato di casupole, dall’aspetto rustico, ma grazioso, gettando uno sguardo, attraverso una finestra dentro l’ampia cucina di una di esse, si sarebbe certamente meravigliato nel vedere una accolta di persone, circa una quarantina, riunite attorno ad un tavolo, talora discutendo animatamente e talora ascoltando la parola di una persona seduta a capo della tavola stessa. Se poi l’ignoto curioso, per seguire quella che sembrava essere.una discussione, insolita a quanto pare, avesse voluto entrare per scrollarsi di dosso il freddo (tanto più che un grosso ceppo ardeva nell’ampio camino dello stanza riscaldandosi un po’ al tepore del fuoco, avrebbe certamente appreso che quegli che parlava era il Sindaco, Giuseppe Girotto, attorniato dagli assessori Gennari e Castegnero e dal segretario comunale. Perché tale riunione in luogo si scomodo e per niente affatto tradizionale (che vuole sia il Municipio il posto dei consessi pubblici)?

II Sindaco e gli assessori avevano convocato, per iniziativa degli stessi convocati, i capifamiglia delle contrade Grotte, Monterosso e Maraschion, per iniziare, in collaborazione attiva con le famiglie stesse, la pratica per la costruzione dell’acquedotto cosidetto della « Proetta ». Da anni se ne parlava, ma solo da poco tempo, mercé la tenacia intelligente di un gruppo di promotori, alla testa dei quali va menzionato il sig. Balbo Mario, vinti gli ostacoli di carattere locale, s’é cominciato a fare qualcosa di concreto, attraverso la strada del colloquio. Ed appunto per discutere questo « qualcosa » il Sindaco ha riunito, come sopra descritto, le famiglie interessate in un convegno, il cui spirito rientra nel programma e nello stile dell’Amministrazione comunale di Brendola, creatrice del primo Nucleo di Studi di Tecnica Organizzativa Municipale sorto nella provincia. (e forse anche in Italia). L’acquedotto della Proetta, sfruttante l’acqua, abbondante e potabile, dell’omonima sorgiva, approvvigionerà abbondantemente una quarantina di famiglie ed avrà esclusivamente caratteristiche rurali. La progettazione é stata affidata, subito dopo la riunione di cui sopra é dato pittoresco cenno, dall’lng. Umberto Valdo, da Vicenza, già progettista di altri acquedotti del genere, sorti in provincia. II costo prevedibile del manufatto (che prevede anche una serie di diramazioni per vari e sparsi nuclei abitati della zona) si aggirerà sulle L. 4.000.000 (quattro milioni) circa, per il qual finanziamento sarà chiesto, come postazione di pratica già iniziata, il beneficio di cui alla legge 13 febbraio 1933, n. 215, sulla bonifica integrale. Si spera, con probabile certezza (data la buona volontà dimostrata dagli abitanti della zona, disposti ad affrontare notevoli sacrifici pur di ottenere l’approvvigionamento idrico e data la buona disposizione dell’Amministrazione comunale) che la pratica possa celermente concludersi con sicuro esito favorevole, così da dare piena e meritata soddisfazione alle zelanti e volonterose famiglie delle Grotte, del Monterosso e del Maraschion, che vedranno, finalmente, aumentato il loro attuale, modestissimo, tenore di vita ambientale.”

Durante l’amministrazione Giuseppe Girotto compare la prima pubblicazione informativa sull’attività comunale.

 

 

1958: caserma dei carabinieri

Sempre in questo periodo avviene

LA CLASSIFICAZIONE DEL COMUNE Dl BRENDOLA FRA LE AREE DEPRESSE

II Comitato dei Ministri, con lettera 25 ottobre 1958, n. 5304, trasmessa alla Prefettura di Vicenza, ha comunicato che, fin dal 22 ottobre 1958, il Comune di Brendola é stato riconosciuto « località economicamente depressa » ai fini dell’applicazione dell’art. 8 della Legge 29 luglio 1957, n. 635. E’ stata cosi accolta la laboriosa e documentata domanda, inoltrata il 15 dicembre 1957, al predetto Comitato dei Ministri, dall’Amministrazione comunale di Brendola.

II provvedimento pur avendo, per ora, una limitata estensione (riguarda le esenzioni tributarie delle industrie e degli artigianati nuovi) apre indubbiamente la porta al completo riconoscimento del Comune ad « area depressa » a tutti gli effetti e con il godimento di tutte le agevolazioni pubbliche e private annesse e connesse: per tale ulteriore provvedimento si sta attivamente adoperando l’Amministrazione comunale. E’ questa la premessa ed una delle condizioni determinanti il futuro sviluppo industriale del Comune di Brendola. Così sarà. (Visonà Giuseppe:” Un paese di campagna diventa polo industriale”, Publigrafica Editrice, 1999)

Abbiamo in questo periodo una bella analisi del segretario Barbieri sulle colline brendolane.

Il gruppo dei Colli Berici comprende una vasta zona. della nostra Provincia che partendo da Nord, della Città di Vicenza, si protende, in lunghezza, per quasi 24 chilometri, fino a Lonigo, ai confini con la Provincia di Verona, ed in larghezza per una quindicina di chilometri. Un tempo i Berici erano una zona assai produttiva percbè più intensamente coltivata a vigneto: furono i freddi fortissimi del 1929 e le siccità periodiche ed insistenti che distrussero quasi tutte le piantagioni, che solo in piccola parte sono ora ricostituite. I Berici hanno una economia loro propria e caratteristica, improntata, pero, allo scarso reddito ed alla scarsa produttività. La popolazione dei nostri Colli, sobria lavoratrice instancabile, trovandosi purtroppo di fronte a difficoltà che di ogni genere di giorno in giorno crescono, tenta con testarda tenacia di arginare questa corsa lenta ma inesorabile, verso il progressivo aridirsi di tutte le fonti di vita. Ma tale sforzo immane non é, per ora, sostenuto da adeguate disposizioni legislative per cui l’agricolture é condotto, nella maggior parte dei casi, ad insuccessi che lo avviliscono e gli sopprimono ogni volontà ed intelligenza per nuovi tentativi. Ecco perché tali difficoltà sfociano in quel fenomeno, comune anche alle zone di montagna, che é l’emigrazione verso il piano, verso le città,verso l’estero. E siccome sono i giovani che emigrano con maggior frequenza, é evidente che anche questo concorre potentemente al regresso dell’intera zona. Le amministrazioni locali (dei Comuni che hanno il territorio incidente in tutto od in parte sui Berici) povere di mezzi, non possono sobbarcarsi, da sole, il compito di porre rimedio alla situazione, già oberate come sono delle spese per soccorsi e contributi innumerevoli che oggidì gravano sulle loro finanze. A questo si aggiunga la pressione fiscale, che sulla zona collinare pesa gravemente e non proporzionalmente alla pianura. La superficie totale dei Colli Berici é di ettari, 15.849, distribuita variamente in 18 Comuni; é interessante ai fini della nostra relazione conoscere l’aspetto della zona collinare di Brendola, che si adagia su 1.206 ettari su 2.446 dell’intero territorio comunale (quasi per la metà quindi). La zona collinare di Brendola, dal punto vista produttivo, si può suddividere in:

A) TERRENI AD INCOLTO IMPRODUTTIVO SEMPLICE ED ARBORATO. Ammontano ad ettari36 di cui ettari 12 semplici ed ettari 24 arborati. Essi danno prodotti legnosi e prodotti pascolivi. I prodotti pascolivi si riducono a poco fasciame di scarso valore. Come pascolo, questo si riduce a rare erbe di scarso potere nutritivo, nascenti fra le roccie ed i sassi e più che altro atte a formare un magro alimento alle pecore ed alle capre.

B) PASCOLI SEMPLICI ED ARBORATI. Si estendono per una superficie totale di ettari 96. II legname che si ricava é costituito da essenze varie, quali il castagno, il carpino, il rovere, la robinia ed altre essenze di minore diffusione e di minor valore. E’ in generale di scarsa entità. a causa delle gravi siccità che affliggono la zona. Cosi dicasi per il pascolo, di scarso valore nutritivo per la presenza di erbe infestanti non foraggere.

C) I PRATI PERMANENTI SEMPLICI ED ABBORATI. Ammontano a 72 ettari, il tutto di scarso prodotto per la citata siccità.

D) I BOSCHI. Ammontano ad un totale di ettari 493, di poca densità e di scarsa vigoria vegetativa per cause dipendenti dalla poca fertilità del terreno e del suo spessore minimo.

E) I VIGNETI SPECIALIZZATI. Sono assai scarsi; si riducono a mezzo ettaro all’incirca, con scarsa produzione di uva, data (lo si dice ancora una volta), la siccità.

F).I SEMINATIVI SEMPLICI ED ARBOBATI. Ammontano ad ettari 358, suddivisi nelle varie colture: frumento, granoturco e prati avvicendati.

Il tutto non dà, in generale, prodotti sensibili a causa della difficoltà di operarvi i trattamenti stagionali e le arature dovute. Vi sono poi altre colture che comprendono la rimanente zona non computata sopra; ma sono colture di scarsa importanza ai fini del presente quadro economico della zona.

II patrimonio zootecnico vive in condizioni ambientali, causate dalla carenza di acqua per l’abbeveraggio specialmente grave durante i mesi estivi, nei quali è giocoforza, in moltissimi, casi, prelevarla da fonti lontane, a mezzo di carri-botte, qualora non si debba usufruire invece di pozze ripiene di acqua fangosa il più delle volte mezzi di diffusione di malattie fra gli animali. Le stalle sono insufficienti ed irrazionali, senza concimaie atte a conservare il letame. Da questo succinto quadro della situazione economica della nostra zona collinare, quadro che poco differisce dalle zone collinari degli altri Comuni Berici, od aventi parte dei terreni sui Berici, ben si comprende come non si potrà contare su di una rinascita della zona stessa contando nelle sole forze dei suoi abitanti. E’ necessario un apporto esterno che possa tangibilmente e solidamente contribuire a tale rinascita

L’Ente Colli Berici, sorto nel 1954, ed al quale hanno aderito, oltrechè tutti i Comuni interessati, territorialmente alla zona dei Berici, anche la camera di commercio di Vicenza ed il Comune di Vicenza dovrebbe promuovere la creazione della ZONA DEPRESSA avvalendosi dei benefici portati dalle leggi 10 agosto 1950, n° 647 modificata dalla legge 15 luglio 1954, n° 543 e legge 10 agosto 1950. Solo così si potrà arginare l’impressionante esodo (in atto) della popolazione verso centri di maggior benessere.
Altro dato interessante del periodo, Brendolani che risiedono in modo da considerarsi permanente all’estero, ma che conservano la cittadinanza italiana sono:
Australia 23
Belgio 30
Canadà 29
Francia 32
Lussemburgo 3
Svizzera 31
Stati Uniti 6
Libia 7
Venezuela 1
Inghilterra 1
Argentina 23
Totale 186

Nel 1960 particolare cura l’Amministrazione ha posto per la risoluzione del problema scolastico, quale si presentava a Brendola: que1lo, cioè di dotare il servizio della pubblica istruzione, di moderni e funzionali edifici. Cosicché venne provveduto:

a) alla costruzione (deliberazione n. 180 del 1958) del moderno edificio scolastico di Vó di Brendola (del costo complessivo di L. 15.000.000) costruzione che tutti possono ammirare perché già portata a termine e che entrerà in funzíone entro la prima quindicina del prossimo mese di novembre;

b) all’approvazione del progetto esecutivo (deliberazione 9-9-1959) per la costruzione dell’edificio scolastico della Madonna dei Prati, progetto che, finalmente, dopo varie modifiche che ne hanno ritardata l’approvazione tutoria, é stato finalmente perfezionato da tutti i pareri e visti obbligatori. Tale progetto, che prevede la spesa di L. 4.600.000, attende ora la formale concessione da parte del Provveditorato delle Opere Pubbliche di Venezia (concessione che non dovrebbe, ormai, tanto tardare).

Acquedotto rurali «del Soastene, del Lavo e delle contrade Cavecchie- Cenghie.

Già da vario tempo l’Amministrazione si è preoccupata, accogliendo le giuste richieste degli abitanti delle contrade interessate, della installazione degli acquedotti rurali nelle località: Soastene, Ferruccio Marzari e Cavecchie-Cenghie. Per le località Soastene e Ferruccio Marzari, le relative domande, corredate dalla documentazione di rito, erano state inoltrate al competente Ispettorato Agrario Compartimentale delle Venezie in Venezia. Senonchè, nel mese di maggio u. s., proprio dall’Ispettorato suddetto, giungeva comunicazione che, trattandosi di analoghe pratiche, tese tutte allo stesso scopo, le pratiche stesse dovevano esser unificate, comprese cioé in un unico progetto, con una unica domanda, ecc. Dallo stesso Ufficio venivano restituite le pratiche Soastene e Ferruccio Marzari e veniva, da parte dell’Amministrazione, affidata la redazione di un nuovo progetto unificato all’Ing. Umberto Valdo, da Vicenza, che nel mese di settembre u. s. assolveva il compito affidatogli consegnando gli elaborati tecnici. II progetto per l’alimentazione idrica delle contrade Soastene (sorgente del Fornelo) Ferruccio Marzari (prolungamento del civico acquedotto) e Cavecchie – Cenghie (acquedotto dei Berici) é stato approvato nella seduta consiliare del 19 settembre 1960 e rimesso, unitamente alla domanda di concessione, al competente, citato Ispettorato Compartimentale Agrario delle Venezie. La spesa per tale impianto é prevista nella complessiva cifra di L. 10.000.000. Non resta, quindi, che attendere la concessione dell’opera, che non può molto tardare anche perché l’opera stessa rientra fra le specifiche provvidenze disposte, dal Ministero dell’Agricoltura, per la zona dei Berici. Con l’ampliamento della rete del civico acquedotto é stato provveduto alla fornitura dell’acqua potabile alla contrada Secole e si stanno ultimando i lavori per la distribuzione dell’acqua alla contrada Asilo, in Vó di Brendola, fino a raggiungere il nuovo edificio scolastico. Il Comune, infine, ha disposto, in questi giorni, per gli opportuni sondaggi onde captare, più a monte, la sorgente delle « Spesse » in localitá Scaranto (la cui acqua era stata, da una recente analisi compiuta a cura del Comune dal Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi, dichiarata non potabile) onde poter provvedere alla installazione di un piccolo acquedotto rurale anche in detta località..

Arriva il turno di Contrà Costa, Guarenti, S.Marcello, Revese, Scarantello e Goia

Questo giorno ventisei del mese di gennaio 1962 nella solita sala delle sedute, dietro invito del Sindaco, si è convocata la Giunta Municipale nelle persone dei Signori:
Girotto Giuseppe
Rossi Enrico
Santagiuliana cav. Luciano
Dal Monte Eliseo
Bertocco Giuseppe
Marigo Ugo, segretario

Riconosciuta legale l’adunanza, invita la Giunta a deliberare sull’oggetto suindicato

LA GIUNTA MUNICIPALE

Richiamata la deliberazione 15 dicembre 1961 n°76, munita del visto prefettizio, con la quale questo Consiglio Comunale ha determinato , in linea di massima il prolungamento dell’esistente civico acquedotto, per dare la possibilità alle famiglie delle contrade Costa, Guarenti, S.Marcello, Revese, Scarantello e Goia di fornirsi di acqua potabile, incaricando il geometra Mario Martelletto di redigere il relativo progetto tecnico e di spesa e dando specifico incarico a questa Giunta Municipale di approvarle.

Riconfermata la necessità e l’opportunità di estendere l’attuale acquedotto alle famiglie abitanti nelle suddette contrade;

Veduta la relazione del 19 gennaio 1962 del geometra Martelletto, dalla quale rilevasi che le 60 famiglie abitanti nelle menzionate località sono attualmente fornite di acqua potabile a mezzo di fontane pubbliche (una per ciascuna contrada)

Constatato che gli abitanti delle suddette contrade si sono offerti ai lavori di scavo e reinterro per cui l’Amministrazione deve limitarsi alla spesa solo delle tubazioni e della posa in opera, che dal computo metrico risulta di 476.000 lire;

Rilevato che detta spesa in breve tempo verrà recuperata dagli incassi dal consumo d’acqua e il Comune non avrà più la spesa di manutenzione delle fontane,

Accertato, dopo gara ufficiosa che la ditta Baruffa Napoleone di Vicenza è disposta a fornire ad un prezzo vantaggioso la necessaria tubazione a lire 381.900

Ritenuto che il lavoro possa essere eseguito in economia

DELIBERA

di provvedere con provviste ed opere in economia al prolungamento della tubazione del civico acquedotto per fornitura acqua potabile alle famiglie delle contrade Costa, Guarenti, S.Marcello,Revese, Scarantello e Goia per una spesa totale di lire 476.250, di cui 381.900 per acquisto tubazioni e di lire 94.350 per mano d’opera, come risulta dalla relazione tecnica e computo metrico del geometra Martelletto Mario.

Nel marzo del 1962 abbiamo il cambio del sindaco con l’arrivo di Antonio Castegnaro che rimarrà in carica fino al 1970.