Contrada Castello
Tornando all’inizio della contrà Lavo, sulla destra, c’era la strada che in salita portava al Castello; lungo quest’ultima si trova una serie di abitazioni sulla sinistra, tutte con la facciata rivolta alla pianura sottostante: la vista era ed è ancora oggi incantevole, si domina tutta la campagna di S. Valentino, del Vò, di S. Vito, i monti di S.Gottardo e quando il tempo è limpido si possono vedere perfino gli Appennini sopra Modena.
La prima abitazione, costruita sopra una roccia, entrando a sinistra sotto un piccolo porticato, era di Testolin Giovanni (detto Zan), sulla destra abitava invece Rossi Antonio, coniugato e con 10 figli, agricoltore con stalla.
Racconta Frigo Antonio che negli anni trenta, in questa stalla, andava a fare filò assieme ad altri amici per giocare a carte e anche per fare quattro chiacchiere con le figlie del proprietario. Qualche volta un suo amico suonava la spinetta e quella era l’occasione per fare un ballo con le tose.
Ritornando sulla strada e girando a sinistra per una piccola stradina si entra in un’altra corte dove a destra abitava Rossi Pietro con la sorella Maria, contadino, questi aveva oltre alla stalla con del bestiame anche una mula bianca, unica in paese, che gli serviva come mezzo di trasporto.
Era una persona molto introversa, se lo incontravi per la strada o sui campi, che aveva sui monti comunali, non salutava ed aveva sempre la faccia imbronciata, passava la vita tra casa e campo.
Raramente frequentava le osterie, ma quando lo faceva tra un chiacchiera e un bicchiere si trasformava dimostrando un’allegria sfrenata, continuava a ridere e a parlare in modo spiritoso tanto da far divertire anche le altre persone; questo accadeva per tre, quattro giorni di seguito, poi ritornava al suo lavoro e al suo mutismo.
Gli altri abitanti della contà erano: la famiglia di Maran Andrea, detto Manasse, e Rossi Luigi con moglie e figli. Girando l’angolo vi era l’abitazione di Rigolon Maria, detta Maria Canela, rimasta vedova si trasferì con i figli ad Alte Ceccato negli anni ’60. All’esterno di questa casa è murata un’immagine di una testa di gatto, in pietra scolpita, forse simbolo di un’antica casata dei castellani.
Uscendo dalla corte, proprio sul davanti al di là della strada, vi era l’abitazione di Frealdo Antonio, detto Toni Roco,Castellan i cui figli erano Fulgido, Pietro e Pulcheria. Continuando per questa strada si trova dopo poco un bivio che a destra porta al castello o verso il monte, mentre procedendo a sinistra si ritorna alla chiesa.
Cento metri dopo il bivio vi è la casa di Bedin Antonio, egli aveva otto figli soprannominati tutti Macia, faceva il contadino, con lui stava il fratello Sebastiano. Questa era ed è ancora l’ultima casa della contrada, sta proprio sotto il castello.