AREE INDUSTRIALI
Queste immagini illustrano la situazione delle varie aree industriali brendolane. Immagini scolorite, sbiadite e con poca bellezza di un mondo completamente nuovo. Non è recentissimo il libro di Giuseppe Visonà “Un paese di campagna diventa polo industriale” che racconta la storia di questi capannoni e dei pionieri artigiani. Si sono costruiti edifici in funzione di una necessità impellente che richiedeva ampi spazi per la produzione, una produzione quantitativa, un prodotto da fornire ad altri che richiedeva tanta manodopera e non molto qualificata. Nessuno aveva il tempo per pensare in grande e per un mondo globalizzato; nessuno aveva interesse per economie di scala, per costruire una rete di collegamenti stradali e funzionali decenti, nessuno aveva il tempo per rendere vivibile l’ambiente di lavoro con un pizzico di colore ed ordine. Lo spazio occupato era sempre insufficiente e la fame di altri capannoni ha continuato a divorare terreni fertili e indispensabili alla produzione agricola. Oggi la delocalizzazione produttiva, la concorrenza dei paesi asiatici ha lasciato vuoti paurosi e tante cattedrali nel deserto, vuote o con la scritta “affittasi”. La legge del mercato dirà quali delle 800 e più aziende brendolane riusciranno a sopravvivere, ma in ogni caso abbiamo l’obbligo di evitare il degrado e l’abbandono di questo nostro territorio. Solo facendo gioco di squadra, solo coordinando l’attività industriale, solo ottimizzando certi costi di fornitura energetica e trasportistica si potrà sperare di dare una connotazione vivibile e funzionale al mondo produttivo con una necessaria attenzione all’occupazione della nostra gente.