LA ROCCA
E’ verso l’anno 1000 che si cominciano ad avere documenti riguardanti il castello, che ce lo presentano come proprietà dei vescovi vicentini, donato dagli imperatori. In un diploma dell’imperatore Ottone II viene citato il nome di Brendola e la concessione del castello a favore del Vescovo vicentino Girolamo. Nel 1084 abbiamo un altro diploma dell’imperatore Enrico IV, di stanza a Verona, che conferma al Vescovo Ezzelino il possesso.
Nel 1108 una fazione di Vicenza, scontenta della tirannide del vescovo Torengo, alleatasi con il Conte Uberto Maltraverso, si impadronisce del Castello, che presto il vescovo Torengo con l’aiuto dei Da Vivaro recupera.
Nel 1184 viene ucciso il vescovo Beato Giovanni de’ Surdis ed il suo assassino si rifugia nel nostro castello.
Nel 1194 il Vescovo Conte Pistore, avendo contro la città, capeggiata dal podestà Jacopucio Bernardi ed Ezzelino II da Romano, si rifugia nella nostra rocca. Da qui tenta la riconquista, ma rimane ucciso ad Altavilla.
Nel 1227 Vicenza viene occupata dagli Ezzelini ed il Vescovo Manfredo trova rifugio a Brendola.
Nel 1250 Ezzelino III da Romano occupa il castello dove rimane per dieci anni incassando tributi e balzelli.
Nel 1262 il Vescovo Bartolomeo, eletto subito dopo la scomparsa di Ezzelino, convoca nella piazza, presso la Rocca di Brendola, un’assemblea per far ordine sulla giurisdizione Vescovile. Il Vescovo Bartolomeo affitta l’intero complesso al Comune.
Nel 1266 Vicenza cade sotto il controllo Padovano dei Da Carraro. II Vescovo Bartolomeo si ritira periodicamente a Brendola. Negli anni 1281, 1283, 1284 ed alcuni mesi del 1285 vi soggiorna sicuramente. Poi parte per Roma, in cerca di aiuto.
Nel 1287 Papa Martino IV deplora i danni e le ruberie perpetrate ai danni del Vescovo Bernardo Nicelli (1270-1287), che ha sostituito il Beato Bartolomeo da Breganze, “in castris locis et villis” ed ha cercato rifugio dagli sgherri Padovani a Brendola. Le parole di biasimo si ripetono con il Papa Nicoló IV che lamenta le rapine ai danni del Vescovo Pietro Saraceni.
Nel 1311 l’imperatore EnricoVII, con il plenipotenziario Aimone, vescovo di Ginevra, con Alboino e Cane della Scala entra in Vicenza. Comincia cosi il dominio degli Scaligeri sulla Città e su tutto il territorio vicentino.
Nel 1312 il Castello Vescovile di Brendola subisce l’asportazione dei beni mobili. II vescovo Altegrado di Lendinara fugge a Padova, costrettovi dall’ostilità del Comune cittadino e del Vicario imperiale; si spegnerá a Padova nel 1314, senza piú tornare. Papa Clemente V protesta indignato per l’atto vandalico e si rivolge all’imperatore Enríco VII di Lussemburgo e al Vicario Imperiale, lamentando l’offesa recata al Vescovo Altegrado da Lendinara “nel Palazzo interno al Castello di Brendola”.
Nel 1313, in giugno, i Padovani marciano contro il Conte Scaligero. Raggiungono Montagnana e Cologna, si dirigono verso Verona. La Cittá resiste e i Padovani “fanno vela” verso Vicenza. Attraverso la Via Postumia raggiungono Montebello. Ma qui li attende Cangrande. La battaglia semina distruzione e l’esercito padovano assale Brendola, dando fuoco all’abitato.
Nel 1335 Brendola, roccaforte giurisdizionale, economica e patrimoniale dei Vescovi di Vicenza, si allea con Montecchio Maggiore, Montebello e Arzignano contro gli Scaligeri. Guida i ribelli Giacobino d’Arzignano con il Vescovo Biagio da Lionessa. Per sfuggire a Mastino della Scala, il Vescovo si rifugia in territorio brendolano.
Qui, impadronitosi del Castello, allontana il presidio di soldati vicentini, fedeli al Signore di Verona, vi si serra e, a titolo personale, lo gestisce fino a circa il 1343. Corre voce che il prelato, in quel di Brendola, non conduca vita morigerata e che, anzi, sotto la sua guida, il Castello si trasformi in un covo di ladri, cortigiane e assassini. La voce, senza dubbio esagerata, alimenta tuttavia le dicerie popolari. L’esercito veneto-fíorentino, guidato dal Capitano Pietro Rossi Parmigiano, interviene in aiuto del Vescovo Biagio da Lionessa. Lo Scaligero viene sconfitto e deve scendere a patti. Si giunge cosi alla Pace di Venezia, nell’anno 1339.
Nel 1343, pertanto, si registra al Castello di Brendola la presenza dei Da Carrara di Padova. Brendola e il suo Castello, tuttavia, conservano una propria indipendenza e autonomia. Qui risiedono funzionari e rappresentanti (gastaldi) vescovili, che operano a nome del Vescovo Biagio da Lionessa. L’assenza da soggezioni esterne dura circa quattordici anni (1335-1347, fino alla successiva cessione della Rocca e del Paese all’egemonia Scaligera (1347). Gli Scaligeri, dopo la pace di Venezia, intervengono sulle strutture murarie dei Castelli di Arzignano, Montebello e Montecchio. II Castello di Brendola subisce poche modifiche: una é costituita dalla manomissione della porta d’ingresso. Nel Castello di Brendola, come in altre zone importanti del territorio vicentino (Marostica, Schio, Barbarano, Arzignano ecc.), a gestire l’ordine e a mantenere efficiente la Rocca, c’è un Capitano o ufficiale.
Nel 1377 gli Scaligeri hanno il merito di organizzare il territorio in ben 13 Vicariati civili. La struttura organizzativa si mostra molto efficiente e dura per molto tempo: cessa infatti con il trattato di Campoformio nel 1797. Brendola é sede di un Vicario, diventa quindi Vicaríato e comprende, sotto la propria competenza: Lapio, Fimon, Pilla, Arcugnano, Grancona, Meledo, Villabalzana, Longare, Valmarana, Pianezze, Altavilla. Il Vicariato trova sede amministrativa nella Villa del Vicario, sul Colle San Marcello e continua, come istituto, anche sotto la dominazione Viscontea.
Nel 1387 abbiamo Gian Galeazzo Visconti, che muore nel 1402 dando inizio alle “ Dedizioni” a Venezia.
Nel 1413 il castello di Brendola viene assalito dagli Ungari e danneggiato gravemente come quello di Arzignano e Montebello.
Nel 1436 i Brendolani hanno accumulato riserve e scorte all’interno del Castello che il Piccinino, al servizio dei Milanesi, prima di abbandonare il territorio vicentino, saccheggia completamente. I comandanti veneziani Sforza e Gattamelata accampati a Montebello, dopo la battaglia, inviano Manelmi per verificare: favoreggiamento o vittime del Piccinino? Il Doge Francesco Foscari, dopo la supplica del notaio Matteo Scolari, non solo perdona, ma esenta i brendolani dalle tasse per due anni.
Nel 1517 l’incendio del Castello. Per Venezia, i castelli sono un punto di forza, ma possono diventare inespugnabili e pericolosi in mano nemica. Ordina pertanto lo smantellamento delle Rocche fortificate. Il Castello di Brendola viene fatto incendiare da Bartolomeo d’Alviano il 22 luglio 1517. Lo storico cosi afferma: “Geronimo Marola da Vicenza, con molti compagni, per nome de San Marco bruxa el castello de Brendola e quello de Montecchio Mazore perché li Spagnoli, nè Todischi non ge posse stare né abitar dentro”. Nel 1934 il Comune acquista l’immobile dal signor Isidoro Bedin. Alla famiglia Bedin restano gli spazi ai piedi della cinta muraria e l’antico tracciato che conduceva all’ingresso.
Nei periodi 1980-89 e 2006-9 la Rocca ha subito vari interventi di recupero strutturale.
THE FORTRESS
The first documents concerning the fortress appeared about the year 1000 and they state that it belonged to the Bishops of Vicenza, to whom it had been donated by the emperors. In a diploma of Emperor Otto 2nd. the name of Brendola and the grant of the fortress to the Bishop of Vicenza, Gerolamo, are mentioned. There is another diploma of 1084 by Emperor Henry 4th., stationed in Verona, confirming the possession to Bishop Ezzelino.
In 1108 a faction of citizens from Vicenza, tired of the tyranny of the Bishop Torengo, allied themselves with Count Uberto Maltraverso and took possession of the fortress, which was soon taken back by Bishop Torengo with the help of the Da Vivaro family.
In 1184 the Blessed Bishop Giovanni de’ Surdis was murdered and his killer took refuge in our fortress.
In 1194 the Bishop Count Pistore, who had against him the entire city, headed by the Mayor Jacopucio Bernardi and Ezzelino da Romano 2nd. took refuge inside our fortress. From here he attempted to reconquer the city, but was killed in Altavilla.
In 1227 Vicenza was occupied by the Ezzelini and Bishop Manfredo took refuge in Brendola.
In 1250 Ezzelino 3rd. da Romano occupied the fortress where he remained for ten years and raised taxes and other charges.
In 1262 Bishop Bartolomeo, who had been elected right after the disappearance of Ezzelino, convened in the square in front of the Fortress of Brendola an assembly with the purpose of bringing order in the Episcopal Jurisdiction. Bishop Bartolomeo leased the entire complex to the Township.
In 1266 Vicenza fell under the control of the Da Carraro family from Padua. Bishop Bartolomeo periodically moved to Brendola. In the years 1281, 1283, 1284 and for some months of 1285 he certainly lived here. Then he left for Rome in search of help.
In 1287 Pope Martin 4th. denounced the damages and robberies committed against Bishop Bernardo Nicelli (1270-1287), who had replaced the Blessed Bartolomeo of Breganze “in castris, locis et villis” and had taken refuge in Brendola against the ruffians from Padua. The denunciations were repeated by Pope Nicolò 4th, who complained about the robberies against Bishop Pietro Saraceni.
In 1311 Emperor Henry 7th, with his Plenipotentiary Aimone, Bishop of Geneva and together with Alboin and Cane Della Scala invaded Vicenza. Thus begun the Dominion of the Della Scala Family over Vicenza and the entire territory around Vicenza.
In 1312 the Episcopal Fortress of Brendola suffered the removal of its movable assets. Bishop Altegrado of Lendinara ran away to Padua, forced to this by the hostility of the township and of the Imperial Legate: he died in Padua in1314, without ever returning. Pope Clemens 5th, protested indignantly against this act of vandalism and turned to Emperor Henry 7th. of Luxenburg and to the Imperial Legate, complaining about the offence against Bishop Altegrado of Lendinara “In the Palace inside the Fortress of Brendola”.
In June 1313 the Carraro marched against the Della Scala Count. They went as far as Montagnana and Cologna and then advanced towards Verona. The city resisted and the Padua people “sailed” towards Vicenza. Through the Postumia Road they reached Montebello and Arzignano. But here they found Cangrande (Della Scla) waiting for them. The battle wrought destruction and the army from Padua attacked Brendola and burnt it down.
In 1335 Brendola, judiciary, economic and financial stronghold of the Bishops of Vicenza, allied itself with Montecchio Maggiore, Montebello and Arzignano against the Della Scala. The rebels were led by Giacobino of Arzignano and Bishop Biagio of Lionessa. In order to escape from Mastino Della Scale the Bishop found shelter in the Territory of Brendola. Here, after taking possession of the fortress, he sent away the Presidium of the Soldiers of Vicenza, who were faithful to the Lord of Verona, and he managed it until about 1343. Rumour had it that, while in Brendola, the Bishop did not lead an exactly virtuous way of life and that, on the contrary, while under his leadership, the Fortress became a lair of thieves, prostitutes and assassins. This rumour, doubtless exaggerated, fed the gossip of the common people. The Venetian-Florentine army led by the Captain Pietro Rossi Parmigiano, intervened to help Bishop Biagio da Lionessa. The Della Scala was defeated and forced to come to terms. Thus in the year 1339 the Peace of Venice was signed.
In 1343, therefore, the presence of the Da Carrara from Padua people was documented in the Fortress of Brendola. However, both Brendola and its fortress maintained their independence and autonomy. Here resided officials and representatives (guastaldi) of the bishop, who acted in the name of Bishop Biagio da Lionessa. The absence of external impositions lasted about 14 years (1335-1347) until the Fortress and the Town were handed over to the dominance of the Della Scala (1347). After the signature of the Peace of Venice, the Della Scala lords performed some modifications of the boundary walls of the fortresses of Arzignano, Montebello and Montecchio. The Fortress of Brendola underwent only minor changes: one consisted of the modification of the entrance gate. A Captain or an Officer was in charge to maintain order and efficiency in the Fortress of Brendola, as in other important areas of the territory of Vicenza (Marostica, Schio, Barbarano, Arzignano etc.).
In 1377 the Della Scala had the merit of organizing the territory into as many as 13 civilian Vicariates. This organization structure proved to be very efficient and it lasted for a long time: In fact, it ended in 1797 with the Treaty of Campofomio. Brendola was the seat of a Vicar and, therefore, it became a Vicariate including in its competence Lapio, Fimon, Pilla, Arcugnano, Grancona, Meledo, Villabalzana, Longare, Valmarana, Pianezze, Altavilla. The seat of the Vicariate was in the Villa of the Vicar on the Hill of San Marcello and it continued, as an institution even under the dominion of the Visconti.
In 1387 the Lord was Gian Galeazzo Visconti, who died in 1402 thereby giving raise to the “Dedications” to Venice.
In 1413 the Fortress of Brendola, as well as those of Arzignano and Montebello, were attacked and badly damaged by the Hungarians.
In 1436 the people of Brendola had set aside stock and provisions within the Fortress. Piccinino, at the service of the Lords of Milan, ransacked it completely before leaving the territory of Vicenza. After the battle the Venetian Commanders Sforza and Gattamelata, who were camping at Montebello, sent Manelmi to check out the situation: aiding and abetting or victims of the Piccinino? After the petition of the Notary Public, Matteo Scolari, the Doge Francesco Foscari, not only pardoned the people of Brendola, but also exempted them from paying taxes for two years.
In 1517 the Fortress was burnt down. For Venice the fortresses were strongholds, but they could become impregnable and dangerous in the hands of enemies. It, therefore, ordered the dismantling of the fortified castles. The Fortress of Brendola was ordered to be burnt by Bartolomeo d’Aviano on July 22nd., 1517. The historian wrote: “Geronimo Marola from Vicenza with many companions burns the Castle of Brendola and the one of Montecchio Maggiore in the name of Saint Marc, so that neither Spaniards nor Germans can stay or live there”.
In 1934 the Township bought the building from Mr. Isidoro Bedin. The Bedin family still owns the spaces at the foot of the boundary walls and the ancient path leading to the entrance.
In the years 1980-1989 and 2006—9 the Fortress underwent several interventions of structural recovery.