GLI ABITANTI DI BRENDOLA SI INTERROGANO SULLE PROBLEMATICHE DELLA SICUREZZA
Disegno della vincitrice del concorso Carlotta Scandola
PRESENTAZIONE
Parlare di sicurezza significa partire da alcuni atteggiamenti assunti dalle persone di fronte al problema della sicurezza. Quando si parla di rischi si registrano generalmente queste posizioni nei vari gruppi di persone:
Adulti
Gran parte degli adulti, nonostante le numerose e spesso catastrofiche emergenze di cui sono stati spettatori o vittime, sembrano poco disponibili ad apprendere conoscenze, norme, comportamenti e soprattutto a modificare opinioni e comportamenti personali cosi da poter affrontare con maggiore consapevolezza tutte le attività siano esse domestiche o lavorative. In generale “glissano” il problema con la scusa che hanno “cose più importanti di cui occuparsi” e non vedono questi rischi cosi minacciosi o ritengono scarse le probabilità che un grave evento si verifichi o, al contrario, immaginano spaventose catastrofi annunciate di cui sono uniche responsabili le autorità.
Bambini
Parlare di rischi, da bambini e ragazzi, viene considerato uno dei tanti argomenti di cui discutere, anzi sono interessati e possono fare mille domande; raccontano le loro esperienze, parlano volentieri senza allarmismi e si lamentano che a casa non lo si affronta o, se lo si fa, é quasi sempre per accusare qualcuno ( in genere le istituzioni).
Anziani
Gli anziani, ascoltano in genere con serenità e senza allarmismi le indicazioni in riferimento a: che cosa fare in caso di coinvolgimento; a chi é preferibile rivolgersi e prestare ascolto; di chi non fidarsi. Gradiscono incontrare esperti e volontari perché molto interessati a conoscere il “da farsi” di fronte ai pericoli in casa e ai conseguenti incidenti domestici mostrando di preferire il contatto diretto più rassicurante e comprensibile rispetto alle indicazioni di qualsiasi opuscolo.
In ogni caso la maggior parte dei “cittadini”, nel momento dell’emergenza ritiene che le figure del soccorritore e di tutti coloro che intervengono per superare il momento di crisi e ripristinare la normalità siano comunque un indispensabile e necessario riferimento senza il quale la vittima si sente abbandonata e perduta. Un pensiero comune a molti sembra essere quello che vede il soccorritore come un salvatore, come colui che “non ha paura” perché conosce ciò che lo aspetta e perciò può aiutare ogni singola persona colpita ad uscire dalla situazione critica.
Il “Laboratorio Brendola” nel mese di marzo 2006
ha voluto lanciare una provocazione agli abitanti di Brendola
proponendo la compilazione di alcuni questionari,
la formulazione di slogan,
la preparazione di disegni
in merito alla percezione delle problematiche sulla sicurezza
Le persone coinvolte
L’importanza dell’argomento richiedeva una forte partecipazione emotiva e quantitativa della comunità brendolana. Bisognava di conseguenza trovare una modalità di comunicazione, di coinvolgimento e di interesse che potesse raggiungere il più alto numero di persone di ogni età e sesso. Le iniziative che vengono calate dall’alto, spesso, lasciano nell’indifferenza e non riescono a dare risultati utili. Siamo convinti che la scuola rimanga sempre il veicolo fondamentale per diffondere cultura, istruzione, informazione. Sappiamo anche che è sempre difficile individuare un campione rappresentativo, disponibile a collaborare nella compilazione di questionari ed accettare un impegno di verifica. Abbiamo deciso, di conseguenza, di operare distribuendo dei questionari attraverso le scuole elementari e medie del paese coinvolgendo anche i genitori e i nonni. Inoltre il questionario è stato distribuito anche nella sala d’attesa del centro sociosanitario a quanti si sono presentanti occasionalmente nell’arco temporale di tre giorni. Certamente il numero di persone coinvolte direttamente ed indirettamente è stato molto elevato e la risposta sorprendente dal punto di vista partecipativo.
A titolo riassuntivo abbiamo esaminato i questionari di
342 ragazzi delle scuole elementari e medie
313 genitori lavoratori
222 nonni
192 persone nel centro sociosanitario
Prima della distribuzione abbiamo effettuato degli incontri informativi sul problema sicurezza guidati dall’ing. Francesco Getrevi che, con la sua pluriennale esperienza, ha entusiasmato i partecipanti suscitando interrogativi e chiarimenti
L’interesse è stato elevato anche tra quanti hanno partecipato al concorso per il miglior disegno, racconto e slogan inerenti sempre il tema della sicurezza
I risultati ottenuti sono stati, osiamo dire, eccellenti per la partecipazione, per l’impegno, per la serietà compilativa, per l’interesse sugli argomenti trattati.
Un grazie a tutti, in particolare agli insegnanti, ai membri del Laboratorio Brendola, all’ing. Francesco Getrevi.
PREMESSA
LA CONOSCENZA DEI PERICOLI E DELLE ”REGOLE”
PUO’ MODIFICARE I COMPORTAMENTI E FAR DIMINUIRE
IL RISCHIO DI INFORTUNIO SIA SUL LAVORO CHE
“ NELLE ATTIVITA’ DOMESTICHE”.
Chi lavora conosce poco le norme che regolano tutte le attività lavorative e molti incidenti con infortuni succedono molto spesso non tanto perché siano carenti i così detti “luoghi di lavoro” ma per i comportamenti di chi lavora. Saper cosa fare e cosa non fare ci mette in condizione di poter scegliere tra un comportamento sicuro e uno insicuro; la mancata conoscenza è sempre un limite ai nostri comportamenti e non solo nel campo della sicurezza. Parlare oggi di sicurezza negli ambienti di lavoro rischia di essere solo un esercizio accademico per ricordare che le norme di sicurezza sono ancora largamente disapplicate mentre avrebbero dovuto essere già applicate molto tempo addietro.
Storicamente anche il mondo della scuola ha sempre avuto difficoltà a confrontarsi con il mondo del lavoro e più in particolare con il tema della sicurezza, come se la formazione dei futuri “lavoratori” (dipendenti di qualsiasi tipo) da inserire nel mondo del lavoro possa essere un compito lasciato alla volontà o all’interesse del singolo o come incombenza da riservare ai futuri datori di lavoro.
Per troppo tempo anche l’ambiente accademico ha sottovalutato i problemi della sicurezza, ritenendoli aspetti solo formali e, per di più , distraenti nei riguardi dell’attività di studio e ricerca, quest’ultima unicamente finalizzata al conseguimento di risultati scientifici. Ciò può essere in parte compreso per i rischi apparentemente più limitati rispetto a quelli riscontrabili nelle imprese e per un atteggiamento di insindacabilità verso l’organizzazione della ricerca e della didattica. I laboratori didattici e di ricerca erano visti non come luogo di lavoro ma come templi sacri della scienza e pertanto intangibili e non soggetti ad alcuna norma di controllo. Questo approccio sembra paradossale se si pensa che anche la scuola, nella così detta legislazione per la sicurezza, è comparata al mondo del lavoro.
Secondo uno studio del CENSIS pubblicato nel 2004 ( riferita ad una indagine del 2003), in Italia gli incidenti domestici superano quelli che accadono nel mondo del lavoro secondo un rapporto di uno a quattro ( non voglio considerare, se non solo come confronto, il numero dei morti per incidenti stradali).
Ogni anno in Italia accadono milioni di incidenti che causano:
1200-1500 morti per incidenti sul lavoro
4800-5000 morti per incidenti domestici
7000-8000 morti per incidenti stradali
… gli incidenti provocano anche migliaia di feriti con conseguenze permanenti.
Ad influire su questa situazione (numero di morti per incidenti domestici), che nel 2003 ha coinvolto il 27% degli italiani sono:
- La qualità del sistema abitativo
- Le caratteristiche di prodotti, attrezzi e manufatti che entrano in casa.
- I comportamenti individuali.
Sono stati soprattutto i comportamenti individuali a produrre insicurezza.
Dallo studio effettuato si evince che circa il 46% degli italiani ha avuto un comportamento a rischio per se stesso e/o per gli altri .
La cultura della sicurezza dovrebbe cominciare ad essere recepita a casa e a scuola e dovrebbe far parte del bagaglio delle conoscenze di ognuno di noi: l’educazione ai comportamenti corretti e l’uso delle misure di sicurezza negli ambienti di vita è strettamente correlato alla sicurezza sui luoghi di lavoro e alla sicurezza stradale.
Nelle così dette attività domestiche come nelle attività lavorative può essere facile procurarsi degli incidenti e la causa di “questi spiacevoli imprevisti”, spesso è dovuta al mancato rispetto delle più comuni norme di prevenzione. Non è detto, poi, che l’imprevisto sia poi così imprevedibile:
- Imprudenza
- Distrazione
- Fretta
- Inesperienza
- Sottovalutazione dei problemi
- Sopravalutazione delle proprie capacità
- Mancanza di conoscenze adeguate
Sono i principali motivi della maggior parte degli infortuni.
Imparare ad essere sicuri oggi può significare vivere e lavorare in maniera più serena domani.
E’ doveroso che la tutela della vita, della salute e dell’ambiente siano salvaguardati con corretti comportamenti e che questi vengano acquisiti fin da bambini.
In questo modo possiamo raggiungere due importanti obbiettivi:
1. tutelare la vita e la salute dei piccoli in un ambiente salubre
2. creare una mentalità di sicurezza, tanto auspicata dalle norme comunitarie, nei futuri lavoratori, datori di lavoro e gestori della “Politica”
Sicurezza, Salute ed Ambiente sono tre aspetti dello stesso problema e costituiscono la base concreta e prioritaria per poter attuare nelle attività domestiche e lavorative la cultura della prevenzione, garantendo il nostro e l’altrui futuro. Sui luoghi di lavoro, quando accade un infortunio, il primo pensiero va alla jella e al fatto che chi ha subito un infortunio è stato sfortunato. Spesso, riflettendo bene, dopo un certo tempo, gli infortunati hanno dovuto considerare con sé stessi che “bastava pensarci” e che attribuire quanto accaduto alla fatalità ed al destino avverso rappresenta un modo poco saggio di interpretare la situazione. La maggior parte delle volte, quello che si tende a definire “destino avverso” dovrebbe essere chiamato con il suo nome “disattenzione”
Specialmente nelle azioni ripetitive, i lavoratori (ma anche uomini e donne nelle attività domestiche compresi hobbies, attività sportive o automobilisti/motociclisti/ciclisti/pedoni) tendono a muoversi ed agire perdendo il controllo completo di quanto stanno facendo. I gesti automatizzati come il salire o scendere una scala quando i gradini non sono uguali, sostituiscono il pensiero cosciente e questo fatto porta a concludere, in caso di incidente, che si è trattato di fatalità o destino avverso.
Il problema della sicurezza e più in generale della prevenzione degli incidenti e degli infortuni in ogni ambito in cui opera l’individuo è reale, drammatico e necessita di uno sforzo creativo, di una riprogettazione organizzativa degli ambienti di vita e di lavoro, di un cambiamento culturale sostanziale e non apparente che coinvolga tutte le dimensioni della società.
Nella nostra società civile le attività lavorative delle imprese dispongono di un insieme di riferimenti o di valori di interesse collettivo ai quali deve uniformarsi:
- il quadro legislativo la morale ufficiale (la distinzione istituzionale di ciò che è bene o male)
- il quadro tecnico rappresentato da un insieme di norme tecniche , prescrittive e di indirizzo circa ciò che va intesa essere la regola dell’arte applicata ai manufatti, alle sostanze e ai modi di lavorare (i comportamenti).
A questi riferimenti si aggiungono:
- gli organismi di controllo nazionali destinati a sorvegliare l’effettiva osservanza delle leggi
- i sistemi organizzativi aziendali con il compito di tradurre in pratica i dettati legislativi,tecnici
- gli individui che devono distinguersi per un proprio modo di comportarsi
IL QUADRO LEGISLATIVO
Il lavoro è un diritto riconosciuto ed è tutelato da un notevole corpo legislativo a garanzia della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori subordinati nei luoghi di lavoro. La linea normativa che regola e tutela in modo organico il mondo del lavoro, anche se ben prima ci sono norme e leggi che affrontano alcune problematiche della sicurezza, prende avvio in Italia già negli anni 30/40 con la pubblicazione nel 1930 del CODICE PENALE (ART. 437 – rimozione od ommissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro…e ) e nel 1942 del CODICE CIVILE (ART. 2087 tutela delle condizioni di lavoro…)
Al termine della guerra, con il formarsi della Repubblica Italiana, il lavoro assume dignità di valore costituzionale. La Costituzione della Repubblica italiana del 1947, dopo aver sancito il valore fondamentale svolto dal “lavoro”, riconosce a tutti i cittadini il diritto a svolgere,secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società in cui si trovano a vivere. Nello svolgimento di tale attività, e non solo in essa, la Repubblica si impegna a tutelare la salute del cittadino, riconoscendola come diritto fondamentale. Per tali motivi, dopo aver riconosciuto la libertà dell’iniziativa economica privata, la Costituzione afferma che questa debba svolgersi in modo da non recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana (Costituzione art.1, 32, 35, 41). Negli anni successivi avveniva la pubblicazione di una serie di decreti e leggi che imponevano l’applicazione di norme di prevenzione a tutte le attività a cui erano addetti lavoratori subordinati o ad essi equiparati (come gli allievi degli istituti di istruzione o i laboratori nei quali si usano macchine, attrezzature, utensili ed apparecchi in genere):
- 1955 DPR 547 NORME PER LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO
- 1956 DPR 303 NORME GENERALI PER L’IGENE DEL LAVORO
- 1970 LEGGE 300 STATUTO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI ( ART. 9 )
Art. 9 -Tutela della salute e dell’integrità fisica
I lavoratori mediante le loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica. (art. 2087 codice civile)
Già da più anni ,quindi, tutti gli ambienti di lavoro, scuole comprese, erano sottoposti a specifici obblighi finalizzati alla salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori ed anche alla protezione dell’ambiente.
A fronte della chiarezza delle disposizioni normative in merito alla necessità dell’applicazione delle leggi di sicurezza ed igiene del lavoro, si deve costatare che proprio i soggetti istituzionali preposti hanno troppo spesso brillato per la scarsa sensibilità ai temi della prevenzione.
Si arriva al dicembre 1978 con la pubblicazione della:
LEGGE N. 833 NOTA ANCHE COME LEGGE SANITARIA
Con questa legge , la sicurezza del lavoro veniva inserita fra gli obbiettivi principali del servizio sanitario nazionale ed alle ULS era demandato il compito di provvedere alla prevenzione degli infortuni. La legislazione successiva al 1978 in materia di sicurezza, salute ed ambiente è stata frammentaria e discontinua riducendosi ad un insieme di norme e circolari su materie disparate e spesso senza alcun coordinamento. Bisogna aspettare fino agli anni 90 perché in modo lento, ritardato, ma inevitabile fossero recepite direttive comunitarie di rilevante importanza per la sicurezza e la salute sul lavoro e per la protezione dell’ambiente.
1991 DLGS 277 ATTUAZIONE DI 5 DIRETTIVE EUROPEE
È il primo decreto legislativo che attua 5 direttive comunitarie in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad:
Agenti chimici
Agenti fisici e biologici
Piombo
Amianto
Rumore
1994 DLGS 626 ATTUAZIONE DI 8 DIRETTIVE EUROPEE
La “madre” di tutte le norme sulla sicurezza e salute di lavoratori. Obiettivo dichiarato delle direttive comunitarie per la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori è il miglioramento, la tutela e la valorizzazione della risorsa umana. Diventa sempre più un obiettivo fondamentale per tutte le attività un sistema organizzato che sappia coniugare qualità, tutela ambientale, salute e sicurezza. L’orientamento ad una nuova cultura della sicurezza era già stato recepito nella direttiva quadro del 1989 n. 391.
Questa direttiva afferma con forza che per la promozione della sicurezza e salute dei lavoratori è necessario un intervento complessivo che coinvolga e responsabilizzi i vari soggetti dei processi produttivi integrando le problematiche della sicurezza con quelle dell’organizzazione aziendale.
I principi evidenziati dalle direttive comunitarie possono essere riassunti:
Miglioramento continuo
Autovalutazione delle imprese
Partecipazione dei lavoratori
Formazione ed informazione
Responsabilità diffusa
Comunicazione.
Come si può intuire, esiste un insieme numeroso di direttive, leggi, decreti norme che regolano gli obblighi a cui deve sottostare una qualsiasi attività lavorativa per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori (qualsiasi lavoratore) l’ambiente e, comunque, le risorse delle attività. Occorre tenere presente, tuttavia, che non si realizza l’obbiettivo di tutela della salute, della sicurezza e della protezione ambientale solo con leggi o attraverso sanzioni. Al di là delle norme, purtroppo nel nostro paese, la cultura prevalente ancora oggi è quella della riparazione, della cura del danno, più che quella della prevenzione. Così,è naturale che la valutazione del rischio avvenga molto più facilmente come conseguenza dell’evento infortunistico, del danno avvenuto, piuttosto che come analisi preventiva dei rischi propri dell’attività lavorativa.
La sicurezza sul lavoro fino ad ieri è stata vissuta come:
Obbligo di legge per il datore di lavoro
Costo economico per l’azienda.
Peso inutile per il lavoratore.
Momento repressivo e sanzionatorio per i controllori.
È in gran parte ancora tutta da costruire la cultura della sicurezza come:
Patrimonio aziendale.
Valore aggiunto.
Parte intrinseca dell’impresa che la realizza non perché la legge glielo prescrive ma perché sicurezza vuol dire qualità.
Coscienza e valore dei lavoratori
L’approccio corretto alla sicurezza non può passare solo attraverso le leggi, la strutturazione corretta di un ambiente di lavoro e l’acquisizione di attrezzature a “norma” quando poi mancano cultura (le direttive europee parlano di formazione, informazione, addestramento), gestione, organizzazione. La cultura della sicurezza dipende anche dal modo di lavorare di chi vuole proteggere dai pericoli se stesso, i vicini e l’ambiente circostante.
Quello che non è tenuto sotto controllo è destinato a guastarsi o a rompersi
(Eisenhower presidente degli Stati Uniti)
Ma non occorre essere presidenti per rendersi conto dell’ovvietà dell’affermazione può bastare anche una limitata esperienza nell’analisi degli incidenti per scoprire quanti sinistri e quanti infortuni non sarebbero accaduti:
Ponendo una maggior attenzione allo stato delle apparecchiature.
Evitando l’instaurarsi di cattive abitudini operative.
Non abbandonando cautele e prudenze.
Tenere sotto controllo lo stato delle apparecchiature (sia sul lavoro che a casa), preoccuparsi dei comportamenti corretti, applicare le procedure o le modalità operative richieste sono attività fondamentali della gestione per mantenere nel tempo un corretto livello di sicurezza. Normalmente si è portati a pensare che quando un’azione può avvenire con basso rischio si ha a che fare con un’azione sicura. Questo non è del tutto vero è solo da considerarsi relativamente sicura. D’altra parte anche le attività che hanno in sé un alto rischio possono essere condotte con la massima sicurezza dopo aver identificato tutti i pericoli.
Oggi la crescita della cultura d’impresa tenderà sempre più ad orientare il modo di affrontare le problematiche inerenti la sicurezza dei lavoratori, la protezione ambientale ed i rischi industriali, in modo integrato ed unitario perché i benefici diventeranno maggiori di quelli realizzati con una gestione separata.
Il decreto legislativo 626/94 disegna un nuovo quadro degli obblighi di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro spostando l’attenzione dalla protezione – ovvero dalle misure tecniche relative all’eliminazione delle condizioni pericolose sulle quali era impostata tutta la legislazione precedente – alla prevenzione – ovvero alla gestione ed al controllo sulla base della valutazione dei rischi, delle misure di sicurezza non solo tecniche ma principalmente organizzative e procedurali relative alle azioni pericolose. La prevenzione dei rischi professionali diventata centrale della nuova cultura della sicurezza si articola in tre momenti principali:
1. l’individuazione dei pericoli
2. la valutazione dei rischi
3. la predisposizione delle misure per prevenirli
Gli obblighi connessi all’individuazione, all’organizzazione, alla gestione ed alla verifica delle misure di sicurezza si rivolgono innanzitutto alla struttura gerarchica dell’impresa, grande o piccola che sia, secondo lo schema:
Datore di lavoro
Dirigente
Preposto
Lavoratore
Accanto ai soggetti obbligati appartenenti alla struttura gerarchica dell’impresa, il decreto introduce nuove figure titolari di obblighi o compiti in materia di sicurezza che coadiuvano, assistono e si associano al datore di lavoro all’adempimento degli obblighi di sicurezza sul lavoro:
Il servizio di prevenzione e protezione
Il medico competente
I lavoratori addetti alla gestione delle emergenze
I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
ANALOGIE FRA AMBIENTI LAVORATIVI E AMBIENTI DOMESTICI
Se è vero che, sia negli ambienti lavorativi che negli ambienti domestici, solo il 10/15% degli infortuni avvengono per cause di natura tecnico-strutturale, mentre il restante 85/90% ha come causa i comportamenti a rischio degli individui, è importante cercare di comprendere se all’origine di tali comportamenti ci siano solo cause di disagio o anche, che è molto peggio, la mancata conoscenza dei pericoli che ci assediano durante tutte le nostre attività. Ricerche ed indagini condotte a livello comunitario negli anni 90, basate su circa 21000 interviste realizzate con lavoratori provenienti da tutti gli stati europei pur registrando un miglioramento nel modo in cui i lavoratori percepiscono i rischi per la salute e la sicurezza legati alle attività lavorative ( frutto dell’attenzione imposta dalle nuove norme comunitarie dopo il 1989 ) evidenzia che il numero dei lavoratori che soffre di problemi di salute di origine professionale ha registrato un incremento. Pur rimanendo ancora prevalente l’esposizione ai rischi fisici (rumore, vibrazioni, sostanze pericolose, caldo, freddo, ambienti mal progettati che comportano movimentazione manuale di carichi e posture scorrette ) sono di fatto aumentati i problemi muscolari/ossei e il senso di spossatezza e di stress. Il lavoro sta diventando sempre più intenso con ritmi sempre più elevati, con tempi di svolgimento sempre più ridotti, con l’aumento di lavoratori con contratti a progetto. La natura del lavoro sta cambiando: dipende sempre meno dai macchinari e dagli obbiettivi di produzione e sempre più dalla domanda dei clienti: Aumenta il numero delle persone che utilizzano i sistemi informatici ecc….
Negli ultimi 10 anni le condizioni di lavoro in Europa non sono migliorate, i dati più significativi riguardanti la salute dei lavoratori:
Il 33% segnala di avere mal di schiena
Il 28% segnala problemi legati allo stress
Il 23% parla di dolori muscolari al collo ed alle spalle
Il 16% denuncia un eccesso di affaticamento.
Il quadro dei fattori di rischio che emerge dall’indagine vede quindi accanto ai rischi tradizionali (rumore, vibrazioni, sostanze pericolose, movimentazione manuale dei carichi) nuovi rischi connessi:
Ad aspetti organizzativi del lavoro
Alle caratteristiche dei rapporti di lavoro
Alle caratteristiche dei soggetti
Alla poca capacità di conoscere i pericoli ed i comportamenti corretti per evitare i rischi.
Le considerazioni fatte per l’ambiente di lavoro (sentirsi bene nel proprio posto di lavoro) valgono anche per l’ambiente domestico (sentirsi bene nella propria casa).
Lo stress, le preoccupazioni, i disagi psicologici ma anche gli stati d’animo eccessivamente euforici o depressi possono essere causa di disattenzione e far trascurare precauzioni e comportamenti corretti.
E’ più facile subire un infortunio se si è:
Affaticati per troppi impegni
In ansia
Eccessivamente sicuri
Ecc….
Ma tutto ciò non deve essere una giustificazione tale da prescindere dalla conoscenza dei pericoli che ci circondano e dal cambiamento dei nostri comportamenti.
Ogni giorno i mass media presentano con grande rilievo, notizie di infortuni che si verificano sulla strada e sul lavoro, ma raramente ed in modo quasi sempre sintetico si soffermano sugli infortuni in ambito domestico che pure avvengono in modo più frequente e con risultati devastanti. L’ambiente domestico, contrariamente a quanto si ritiene, non è un rifugio sicuro perché racchiude pericoli sempre in agguato che per abitudine o superficialità si è portati a sottovalutare.
Gli infortuni che si verificano fra le pareti domestiche rappresentano un problema meritevole della massima attenzione in quanto interessa prevalentemente fasce di età socialmente più deboli come l’età pediatrica e la così detta terza età.
I bambini ed i ragazzi saranno i futuri lavoratori che non avranno imparato alcune semplici modi per evitare gli infortuni. I mancati insegnamenti sono responsabilità degli adulti, che probabilmente non hanno ancora assimilato la doverosa cultura, lasciando alle future generazioni un vuoto da colmare che continuerà negli anni.
I NUMERI DELLE RISPOSTE
1. risposte dei ragazzi
Nell’ambito della campagna per la sicurezza individuale e collettiva organizzata dall’Associazione Laboratorio Brendola è stato realizzato e distribuito un questionario per i ragazzi della scuola elementare e media.
Riportiamo integralmente il testo:
Dopo aver aperto cassetti e sportelli per prendere ciò che vi serve, chiudete sempre?
Quando scendete o salite per le scale andate piano?
Correte sui pavimenti bagnati?
Prima di usare una scala a pioli per prendere delle cose in alto verificate se è stabile?
Sapete che elettricità e acqua possono essere mortali se usate assieme?
Quando usate il fon avete le mani asciutte?
Quando togliete una spina tirate per il filo?
Sapete cosa fare se venite colpiti da una scarica elettrica (scossa)?
Quando sentite odore di gas accendete la luce?
Evitate di usare liquidi infiammabili vicino al fuoco?
Quando vi scottate rinfrescate l’ustione con l’acqua?
Avete un estintore in casa che tutti sanno usare?
Conoscete il significato delle etichette sui contenitori delle sostanze chimiche che ci sono in casa?
Sapete se in casa c’è una cassetta di primo soccorso?
Leggete sempre le istruzioni scritte riportate sulle etichette dei contenitori delle sostanze chimiche che avete in casa?
Usate sempre i contenitori originali delle sostanze?
Ecco i risultati delle scuole elementari divisi per sesso
vi mostriamo anche i risultati delle scuole medie sempre divisi per sesso
CONSIDERAZIONI
Sicuramente è stata una buona partecipazione con 342 questionari raccolti e compilati. Inoltre si può rilevare un alto numero di risposte corrette (il 73 % ) che testimonia una buona conoscenza degli argomenti e dei problemi trattati.
Rimane da verificare se la teoria corrisponde a comportamenti adeguati e corretti nella vita quotidiana. Esiste inoltre un buon equilibrio nella composizione del campione tra maschi e femmine con un andamento nella conoscenza sovrapponibile.
2. risposte dei pensionati
3. risposte dei pazienti ambulatoriali
4. risposte dei lavoratori
Considerazioni conclusive:
Sostanzialmente lo studio delle risposte e dei questionari compilati ci suggeriscono che le conoscenze in merito agli argomenti testati sono soddisfacenti e discretamente distribuite nelle varie fasce di età e sesso. Traspare contemporaneamente una discrepanza tra conoscenze ed applicazione delle norme di sicurezza che ci induce a sottolineare la necessità di stimolare tutte le opportunità possibili per tradurre in fatti concreti la teoria. Si registra una leggera prevalenza femminile nell’attenzione dei rischi e della sicurezza che va oltre i numeri della partecipazione femminile nelle risposte. Probabilmente la psicologia femminile è più sensibile ai temi della difesa della vita e della salute, più cosciente dei rischi, più impegnata a difendere l’esistenza. Ma trascurando questa piccola differenza percentuale crediamo che l’impegno per la sicurezza vada incentivato in ogni luogo ed occasione oltre i piccoli esempi presi in considerazione. La tecnologia, gli strumenti, la casa e l’ambiente domestico, il lavoro e l’ambiente lavorativo, il territorio e gli elementi naturali presentano dei rischi e dei pericoli che, se non possono essere eliminati completamente, devono essere noti e messi in evidenza. Continuare a tornare sul tema e sui problemi sicurezza è utile perché ci ricorda l’importanza della vita e della salute, ci costringe a restare vigili e attenti, ci ricorda che la responsabilità non è solo degli enti competenti, ma anche individuale e personale. Gli errori e le mancanze sull’argomento possono avere conseguenze pesanti per la persona e per quanti vivono accanto. La civiltà si misura dalla capacità di controllo e gestione che riusciamo a realizzare sul mondo che ci circonda per evitare danni occasionali e permanenti alle persone. La sicurezza è un diritto ed un dovere da mettere sempre al primo posto nell’elenco dei valori condivisi e condivisibili. La sicurezza è un atteggiamento di rispetto che dobbiamo coltivare nei confronti della persona e collettività. La normativa esistente presenta certamente lacune e vuoti che ci auguriamo vengano colmati, ma il problema principale resta il nostro impegno quotidiano nel recepire ed applicare le conoscenze e le norme in merito. L’esempio è fondamentale ed inderogabile. Impegniamoci a diventare tutti un po’più virtuosi e più sensibili, più esigenti verso noi stessi e gli enti pubblici: è l’augurio che mandiamo alla comunità a conclusione di questo lavoro di indagine e sensibilizzazione.
Associazione Laboratorio Brendola
Rielaborazione
a cura di
Visonà Giuseppe
Si ringrazia vivamente l’ing. Francesco Getrevi per la collaborazione, la preparazione dei questionari e il materiale fornito.
Stampato in proprio marzo 2007
Disegno della seconda classificata Dalle Nogare Silvia