VILLA GIUSTINIANI, MONZA, ora ROSSI.
La villa fu costruita nel 1684 dalla famiglia Giustiniani, passò poi ai conti Monza e, intorno al 1860 circa, ai Rossi.
Nel 1892 venne restaurata da Ottaviano Rossi: fu sopraelevato il tetto per far posto al solaio, alterando le dimensioni della facciata ed eliminando le statue ed i comignoli a piramide che coronavano il prospetto. Le date sia della costruzione che del restauro si leggono nella tabella posta sopra la finestra centrale del piano nobile.
La parte padronale della villa è a tre piani, divisi verticalmente in tre corpi; quello centrale, originariamente era sporgente rispetto agli altri due; il poggiolo è un’aggiunta ottocentesca.
A sinistra, si appoggia il portico, che fino al 1892 si estendeva a comprendere anche l’entrata principale.
Di notevole interesse è il portale, che dalla strada comunica con il portico, a bugne grosse e rugose, lunghe e corte, coronate in cima da due anfore e dallo stemma dei Giustiniani.
LA “GIAZZARA”
Adiacente alla villa, merita attenzione la ghiacciaia, un’antenata del moderno frigorifero.
Durante l’inverno l’acqua del fiume ghiacciava, così si tagliava il ghiaccio per collocarlo nella ghiacciaia pubblica cioè un grande contenitore seminterrato in mattoni rossi, con cupola esterna coperta da uno strato di terreno, nel quale erano messe a dimora delle piante ombrose allo scopo di mantenere fresco l’ambiente sottostante, durante la stagione calda.
L’utilizzo di tale struttura era regolato da ordinamenti comunali.
Il ghiaccio serviva particolarmente nei mesi estivi per conservare i cibi,per tenere bassa la febbre provocata dalle numerose infezioni virali e da epidemie quali il colera.
IL MULINO BONAMIN
Dall’altro lato della strada rispetto la “giazzara”, si trovava l’antico mulino Bonamin, funzionante fino agli anni ’50. Qui, grazie a semplici ma ingegnosi artifizi si deviavano le acque del Fiumicello, per costringerlo a passare sotto la ruota, in modo che si azionasse il macchinario per la macina.
Di tale mulino si trovano tracce in documenti antichi, come le “Manifestazioni dei beni vescovili in Brendola” del 1262 e del 1401.
VILLA GIUSTINIANI, MONZA now ROSSI
The villa was built in 1684 by the Giustiniani Family. It then became the property of the Monza Counts and, around 1860, of the Rossi Family.
In 1892 it was restored by Ottaviano Rossi: the roof was raised to make room for the attic, thereby altering the dimensions of the façade and removing the statues and the chimneys which were on top of it. The dates of both the building and the restoration may be read on the plate positioned over the central window of the noble floor.
The owners’ living part of the villa is on three floors, divided into three vertical units: originally the central one was jutting out in relation to the other two: the balcony is an addition of the 1800s.
At the left there is a porch, which until 1892 extended as far as the main entrance.
The gate is of remarkable interest: from the street it communicates with the porch, with large and rough, long and short ashlars topped by two amphoras and the coat of arms of the Giustiniani Family.
THE “GIAZZARA” (ICEHOUSE)
Adjacent to the villa it is worth noticing the icehouse, a predecessor of the refrigerator.
During the winter the water of the river turned to ice. The ice was cut up and stored in the public icehouse, which was a large semi-interred container made of red bricks, with an external dome covered with a layer of soil, where shady trees were planted with the purpose of keeping the underlying place cool during the hot season.
The use of this structure was regulated by communal rules.
The ice was used especially in the summer months to preserve food, to lower the fever caused by numerous viral infections and by epidemics, such as the cholera.
THE BONAMIN MILL
On the opposite side of the street in relation to the icehouse, there was the Bonamin mill, which remained in operation until the 50s of the last century. Here, thanks to simple but ingenious contrivances, the waters of the Fiumicello stream were diverted and forced to run under the wheel, which activated the machine of the milling stone.
Traces of this mill are found in ancient documents, such as the “Lists of the Bishop’s properties in Brendola” of 1262 and 1401.